Vinicio Bulla è un imprenditore del Nord-Est. La sua azienda, un grande stabilimento immerso nel verde, è presente nel territorio da più di 40 anni, ed è diventata leader mondiale nella produzione di tubi in acciaio inox e leghe speciali di grandi dimensioni destinati soprattutto a piattaforme petrolifere.
Parlando ai microfoni del del Tgr Veneto, l’imprenditore dice: “Non voglio morire coi soldi in banca“. E parla così di Caltrano, comune ai piedi dell’Altopiano di Asiago in cui si trova la sua Rivit: “C’è grande decadenza, vedo tante carrozzelle con gente della mia età ma ben poche carrozzine con bambini“.
È da ciò che nasce la sua idea di destinare un bonus bebè ai propri dipendenti. Ai lavoratori che faranno un figlio, Bulla regalerà un assegno, il cui importo varierà dai 250 ai 550 euro netti al mese per sette anni, e che servirà per pagare le scuole dei ragazzi dal nido fino alla prima elementare. In particolare prevede fino a 550 euro netti al mese (6.600 euro massimo all’anno) per coprire le spese dell’asilo nido (comprese iscrizione e mensa) e 250 euro al mese (3.000 massimo annui) per la retta della scuola materna. Inoltre verrà elargita anche una tantum di 2mila euro per il secondo figlio, che salirà a 3mila per i successivi.
Si tratta di un piano che è partito il primo settembre 2018 e andrà avanti fino al 31 agosto 2025, messo a punto con la collaborazione di Confindustria Vicenza. I rimborsi in totale potrebbero arrivare a 200mila euro annui, ma l’imprenditore non solo non mostra preoccupazione a riguardo, anzi spera che si vada anche oltre questa previsione.
Così già conosciamo la prima bimba che godrà del rimborso dell’azienda, si tratta di Elena, nata il 23 dicembre. Bulla, raggiunti gli 80 anni, continua a lavorare anche il sabato pomeriggio, e continua ad attingere ai suoi risparmi personali, mantenendoli congelati per sette anni. Le sue parole mostrano la gioia del suo gesto: “Ora mi salutano ancora più contenti“.
E molto contento lui si mostra anche per il fatto di essere riuscito ad evitare che i suoi dipendenti andassero in cassa integrazione, anche nei periodi di calo delle commesse. Il suo obiettivo è che la sua azienda sia cento per cento italiana, infatti ha già rifiutato offerte da parte di fondi esteri. Anche se nella sua azienda ora ci sono i suoi tre figli, lui continua a mostrare in ogni modo la sua riconoscenza verso i suoi dipendenti, che gli hanno permesso di raggiungere questi risultati.