Un grande luogo comune è quello di pensare alle persone ricche come a dei benefattori, dei filantropi che desiderano solo il bene della comunità e che non vogliono ostentare la loro ricchezza sentendosi superiori al prossimo. Questo purtroppo è un luogo comune dato che avere molto denaro non significa essere una persona educata e rispettosa, che non ostenta il suo stile di vita e non si sente superiore a chi svolge una mansione che lui ritiene umile o degradante.
La classe non si compra con il denaro, e la storia di Bea ne è la chiara prova.
Un gruppo di amici stava trascorrendo una piacevole serata in un ristorante. La cena era stata piacevole e la combriccola stava discutendo prima di pagare il conto e andare a casa. Uno dei membri della compagnia era una persona molto benestante, ma purtroppo totalmente privo dell’umiltà. Lui si credeva meglio di tutti e non perdeva occasione per mortificare una persona in particolare, Bea, che lavora come insegnante.
Ecco la ricostruzione dell’accaduto, raccontata da Bea in persona.
“Durante tutta la cena questo riccone non perdeva occasione per mettermi in imbarazzo davanti agli altri commensali. Alla fine della cena ha detto “Io non riesco a capire chi sceglie di fare l’insegnante come se fosse il migliore dei lavori. Cosa gli dà il diritto di ritenersi in grado di insegnare qualcosa a chicchessia? Bea, quanto guadagni veramente?”
Bea non ha mai cercato lo scontro per tutta la cena, ma era arrivata al suo punto di rottura e voleva mettere il riccone al suo posto, insegnandogli un po’ di rispetto.
“Se ho capito bene vuoi sapere quanto guadagno, giusto?
Ho un gruppo di bambini che ha superato il suo limite e adesso lavora molto più di prima e loro non lo credevano assolutamente possibile. Se un bambino riceve un 9 sul compito è la persona più felice del mondo. Sono in grado di rendere interessante una lezione di 45 minuti e di mantenere concentrati tutti i miei alunni, che solitamente riescono a stare attenti al massimo per 5 minuti.”
Bea non aveva mai peli sulla lingua.
“Nella mia classe regna il silenzio e nessuno guarda il tablet o il cellulare. Vuoi sapere perché?
Stimolo la loro curiosità, la loro sete di conoscenza, il pensiero critico. I bambini imparano ad essere responsabili delle loro azioni e a chiedere scusa quando sbagliano. Imparano a rispettare il prossimo, leggono tanti libri e scrivono a mano, senza una tastiera.
Favorisco l’integrazione e insegno ad usare il cervello, non le mani o la forza. Grazie a me i bambini capiscono che usando il cuore e il cervello possono realizzare qualcosa nella loro vita.
Le persone che sminuiscono il mio lavoro e lo riducono solo ad una questione monetaria sono ignoranti ed egocentriche, e ho molta pena per loro.”
Il riccone non poté fare a meno di abbassare gli occhi, pieno di vergogna.
“E per finire posso fare la differenza perché offro ai tuoi figli la possibilità di diventare quello che desiderano.”
Tutti i commensali non poterono fare a meno di applaudire le parole di Bea, una persona che ama il suo lavoro.