Esistono diversi tipi di intelligenza, di conseguenza differenti modi per esprimere le proprie capacità cognitive. La scuola per molti anni ha contemplato una sola metodologia di apprendimento e ha seguito quella strada senza sollevare dubbi sull’efficacia di una didattica che oggi appare limitata e limitante. Soprattutto limitante, per tutti i discenti che naturalmente hanno un tipo di apprendimento che da questa di discosta. I bambini non imparano allo stesso modo. Ma ovviamente la stessa cosa vale anche per gli adulti.
Oggi sembra evidente che esitano stili e ritmi differenti di apprendimento, e che nessuno di questi sia meglio o peggio degli altri. Stessa cosa per metodo e memoria. Proprio per questo motivo, è normale anche ripensare le metodologie di insegnamento, al fine di trovare la strada più inclusiva.
Quante volte, per esempio, un bambino non capisce qualcosa, oppure lo comprende in parte o nel modo sbagliato?
Difficilmente i bambini ammetteranno in classe e a voce alta di non aver capito, e in questo modo resteranno indietro oppure fermi nel processo di apprendimento e nel programma scolastico. Diventa quindi importante, indispensabile, colmare la lacuna o eliminare l’ostacolo.
Martin Deutsch più di 50 anni fa teorizzava il “deficit cumulativo”, riferendosi con questa definizione a un deficit più che altro culturale e sociale dei bambini, causa di una difficoltà di apprendimento. In un certo senso, non aveva torto per niente, ma il paradigma applicabile oggi pone l’accento sul rapporto tra i processi di insegnamento e apprendimento nel successo scolastico degli alunni.
Le informazioni e le abilità apprese a scuola formano una catena: spesso ognuna di queste è propedeutica alla successiva. Se in questa catena viene a mancare un anello, si crea un deficit che appunto diventa cumulativo nel momento in cui la didattica va avanti non accorgendosi, o non considerando l’ostacolo.
Se questa è una considerazione ovvia, banale, lo è meno il fatto che in passato la causa di tale mancanza fosse da imputare all’allievo, mentre al giorno d’oggi la responsabilità è con certezza dell’insegnante-educatore.
I metodi di apprendimento e di insegnamento cambiano di pari passo, ma la strada per un miglioramento passa dagli insegnanti, oggi investiti di maggiori responsabilità, ma forieri di nuove competenze e opportunità, utili soprattutto per annullare le differenze in classe.