“Non sulla pelle degli studenti”. È questo l’appello degli studenti universitari che ha già raccolto circa 45mila firme contro lo sciopero dei professori indetto durante la sessione d’esami estiva. Questo sciopero proclamato dal Movimento per la dignità della docenza universitaria ha creato uno scontro ancor più acceso con gli studenti.
Il dibattito sta proseguendo via social, con uno scambio di petizioni e lettere ancor più acceso rispetto allo sciopero dello scorso anno. I docenti hanno garantito che, coloro che aderiranno allo sciopero, faranno saltare solo il primo appello della sessione estiva, garantendone però uno straordinario a coloro che si devono laureare, agli studenti facenti parte del programma Erasmus, alle studentesse incinte e a coloro con problemi di salute.
In aumento i professori firmatari dello sciopero, attualmente sono 6.857, la volta scorsa oltre 5mila e aderirono in 11mila, si prevede quindi un’adesione più alta. Sono queste le motivazioni che scuotono e preoccupano gli studenti: “Durante gli appelli di giugno e luglio si recuperano gli ultimi crediti per ricevere la borsa di studio per l’anno successivo e per beneficiare della riduzione delle tasse in relazione al proprio reddito”.
Sulla petizione indetta dagli studenti si possono leggere le motivazioni delle loro preoccupazioni. Sono favorevoli allo sciopero, ma non sulla loro pelle: “Così si rischia il paradosso di richiedere al contempo l’ampliamento del diritto allo studio e comportare per tantissimi studenti e studentesse l’impossibilità di accedere alle borse e alla modulazione della tassazione studentesca”. La petizione precisa così: “La possibilità di sciopero è un diritto da tutelare. Non vogliamo però che le modalità scelte vadano a frantumare ancor di più una comunità accademica già pesantemente attaccata e divisa dalle politiche degli ultimi governi. La reiterazione della pratica dello sciopero dell’appello e l’assenza di un confronto partecipato con tutte le componenti precludono ogni possibilità che gli studenti sostengano questa lotta”.
Carlo Ferraro, decano del politecnico di Torino e promotore del movimento che ha indetto il secondo sciopero ha voluto rispondere riguardo le perplessità degli studenti universitari: “Lo sciopero è un’arma estrema, l’abbiamo preannunciato per tempo così gli studenti hanno tutto il tempo per adeguarsi e avere così un disagio minimo, non vogliamo danneggiare loro”