L’inchiesta studentesca condotta dall’Unione degli Studenti ha messo in allarme.
Lo stato psicologico di molti studenti, infatti, è deteriorato nell’ultimo periodo. Le cause? Pandemia, guerra ma anche una scuola da ripensare.
Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, spiega: “Non solo la pandemia, la scuola deve ripensarsi. Il modello scolastico attuale provoca ansia e stress anche nelle situazioni di normalità. I dati Ocse del 2017 già segnalavano la scuola italiana tra le più stressanti d’Europa“.
“I dati che emergono pongono e devono porre numerose riflessioni. Pensiamo non sia accettabile che per l’ansia e lo stress di una valutazione più di sei studenti su dieci affermano di aver avuto attacchi di ansia, di panico o vomito prima di un interrogazione o verifica scritta” prosegue.
“L’eccessivo carico di significato e di pressione alla valutazione è ben sottolineato dal fatto che l’83% degli intervistati afferma che una valutazione, positiva o negativa che sia, determina il suo umore per il resto della giornata. Non solo, più di uno studente su due (53,8%) afferma che oltre agli impegni scolastici non gli è possibile coltivare i propri interessi” aggiunge.
Vi è “una scarsa attenzione dell’istituzione scolastica alla salute mentale delle studentesse e degli studenti. Infatti nell’83% dei casi non sono mai state organizzate attività o momenti di consapevolizzazione sul tema del benessere psicologico, utile anche a combattere lo stigma“.
“Un ulteriore elemento emerso successivamente all’inchiesta è l’obbligatorietà di farsi autorizzare dai genitori per accedere allo sportello psicologico. Questo elemento in molti casi blocca la volontà di rivolgersi ad un professionista” conclude.