Un dramma che sembra non cessare è quello relativo alle morti sul lavoro. Secondo i dati riportati dall’Inail, l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, a gennaio 2020 si sono registrati 52 casi di persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro. Si tratta del 18,2% in più rispetto al dato registrato nel gennaio 2019. Nel report, si legge: “L’aumento ha riguardato tutte le gestioni: Industria e servizi (da 39 a 43 denunce), Agricoltura (da 5 a 7), e Conto Stato (da 0 a 2)“.
L’analisi territoriale ha evidenziato un aumento delle morti sul lavoro così ripartito: cinque nel Nord-Est, tre al Centro, uno al Sud, uno nelle Isole. Nel Nord-Ovest, al contrario, si è registrato un calo: da 14 a 12 casi. In aggiunta, i dati statistici hanno anche mostrato come tale incremento riguardi specialmente i lavoratori di sesso maschile.
Tuttavia, l’inali ha mostrato la diminuzione delle denunce relative agli infortuni subiti sul posto di lavoro. Si parla di un calo significativo – anche se non abbastanza – rispetto al gennaio 2019. Nel primo mese del 2020, ne sono state registrate 46.483. Dunque, 1400 casi in meno rispetto all’anno precedente. Dalla nota dell’Istituto: “I dati rilevati al 31 gennaio di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 41.475 a 40.712 (- 1,8%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un calo pari al 10,3%, da 6.433 a 5.771“.
Paolo Capone, il segretario generale dell’Ugl ha commentato con grande amarezza i dati diffusi dall’Inail. Ha infatti espresso la preoccupazione specialmente riferimento alle morti sul lavoro: “Quasi ogni giorno, in tutta Italia, si verificano incidenti mortali sul lavoro. È un dato inaccettabile in un Paese civile come il nostro“.