Scatta l’allarme siccità per tutta l’Italia. Il monitoraggio della Coldiretti ha infatti messo in luce una situazione problematica. Il fiume Po, cioè il corso d’acqua più lungo d’Italia, sta registrando lo stesso livello idrometrico raggiunto nel corso del periodo estivo. Basti pensare che, secondo le stime presentate dai professionisti del settore, il fiume Po, nell’area del Pavese, ha registrato un livello idrometrico pari a -2,4 metri. Si tratta della stessa altezza presentata a metà agosto 2019.
In base a quanto riportato dalla Coldiretti, la siccità sarebbe dunque dovuta all’assenza di piogge prolungate, con l’eccezione di qualche breve acquazzone, e alle alte temperature di questo periodo. In aggiunta, i meteorologi hanno osservato come non siano previste particolari precipitazioni nel breve periodo. Quindi, i rischi e le conseguenze, relative prevalentemente alle ulteriori riduzioni dei livelli idrometrici, sono elevati. Per questi motivi, l’Autorità distrettuale del bacino ha dovuto convocare l’Osservatorio sulle crisi idriche. La riunione si terrà il prossimo 6 marzo e avrà lo scopo di fare il punto sulla situazione.
A riguardo, la Coldiretti ha spiegato: “Nel centro sud la situazione è ancora più difficile con l’allarme siccità in campagna, scattato a partire dalla Puglia“. Nella regione, la disponibilità idrica è dimezzata rispetto allo scorso anno. In Basilicata, invece, mancano i 2/3 delle risorse idriche generalmente a disposizione. È complessa anche la situazione in Sardegna, anche se i tecnici del Consorzio Bonifica di Oristano si sono occupati di disporre nell’immediato degli impianti di irrigazioni. Ancora, in Sicilia, la situazione è così devastante che “i campi sono aridi e i semi non riescono neanche a germogliare“.
Si chiarisce, quindi, come la siccità abbia colpito non solo il fiume Po, ma tutte le falde acquifere. Per esempio, i dati statistici hanno mostrato delle percentuali di riempimento dei grandi laghi davvero eclatanti: il 25% per il lago di Como, il 28% per l’Iseo.