“Le scuole e le classi potranno decidere liberamente se aderire o meno, e a guidare i gruppi di discussione sarà un insegnante appositamente formato tramite corsi dedicati. Mah! Gli inglesi hanno un modo di fare le cose che definiscono con l’avverbio “half-heartedly“, cioè con mezzo cuore.”
Questa opinione è stata espressa dal giornalista e saggista Beppe Severgnini su Il Corriere della Sera.
“Perché affidare i corsi a docenti specializzati che, inevitabilmente, conosceranno poco gli studenti? Perché in Italia, ogni volta che abbiamo un’idea valida, la intasiamo di complicazioni? Perché non assegnare l’educazione sentimentale, e sessuale, oh sì, a un bravo insegnante disposto a assumersi tale compito?“, spiega il giornalista.
“La materia è insignificante: filosofia, italiano, storia, diritto, scienze naturali. Sapevate chi ricopriva quel ruolo durante i miei anni di liceo? L’insegnante di religione“, aggiunge.
Severgnini insiste, facendo riferimento alla sua esperienza con l’insegnante di religione.
“Le ore di religione si trasformavano in accesi dibattiti nei quali cercavamo approvazione per cose che avremmo comunque fatto. Ma quando si parlava di sesso, si affrontavano temi come morale, rispetto, ansie e delusioni. Nessuno si allontanava dall’aula. Durante le ore di religione, i corridoi erano desolatamente vuoti“.
“Siamo ancora in contatto. Sono convinto che ci abbia aiutato a riflettere su noi stessi; e mi illudo che anche noi l’abbiamo aiutato. Un teologo, alle prese con venticinque adolescenti, diventa un pastore“, prosegue.
“Ecco la strada. La materia non conta, conta il cuore. Il cuore dell’insegnante e del ministro, caro Valditara. Il cuore dei ragazzi, invece, non è in discussione“, conclude Severgnini.