Molte persone si affacciano sul mondo della droga proprio in età scolastica. È proprio lì infatti che si cimentano con le loro prime esperienze per quanto riguarda le sostanze stupefacenti. Spesso si è discusso sugli effetti nocivi (o ritenuti tali) delle cosiddette “droghe leggere”. Nuovi dettagli però sono emersi da uno studio statistico.
I consumatori di cannabis, specialmente quella ad alta concentrazione di THC, corrono un maggior rischio di incappare in episodi psicotici. Lo studio è stato pubblicato su Lancet Psychiatry e prende in esame 900 persone di età compresa tra i 18 e i 64 anni. Questi hanno presentato almeno un episodio di psicosi tra il 2010 e il 2015.
I pazienti sono stati esaminati in diversi centri (in Italia questi si trovano a Verona, Bologna e Palermo). I ricercatori hanno messo in relazione questi pazienti con altre 1000 persone che hanno dichiarato di non essere utilizzatori di cannabis.
Dallo studio dunque emerge che chi fa uso abituale di cannabis ha il rischio 3 volte maggiore di avere episodi psicotici rispetto a chi non ne fa uso. Inoltre, chi utilizza cannabis ad alta concentrazione di THC rischia 5 volte in più di incorrere in episodi psicotici rispetto a chi non ne è utilizzatore.
I ricercatori non si sono fermati qui, e hanno deciso di fare una stima. Se questa tipologia di cannabis non fosse più disponibile, si verificherebbero circa il 50% di episodi psicotici in meno in tutte quelle città dove queste sostanze sono permesse.
Ma la marijuana fa davvero male? Gli studi sono contrastanti, ma è possibile fare una piccola panoramica. In campo terapeutico ha avuto successo nel trattamento dei sintomi della sclerosi multipla e contro le nausee dei pazienti sottoposti alla chemioterapia. L’utilizzo della marijuana però porta, alla lunga, anche a bronchiti e varie problematiche respiratorie. Inoltre si rischiano la schizofrenia e la psicosi (oltre che un aumento di possibilità di causare incidenti stradali).
È bene però sottolineare che gli studi riguardo alle psicosi per ora sono solo statistici e ancora non hanno valore medico.