Inutile fantasticare troppo: il più delle volte per gli studenti non è piacevole andare a scuola. I motivi possono essere molteplici ed è superfluo stare ad elencarli. Una cosa è chiara: la scuola va necessariamente cambiata e migliorata.
Di questo avviso è l’educatore e l’esperto di pedagogia Ken Robinson. Sostiene inoltre che la lacuna principale della scuola è che uccide la creatività. Ritiene infatti che la scuola ponga un “freno” mentale e sociale agli studenti, impedendogli di conseguenza di dare il massimo in ciò in cui potenzialmente eccellerebbero.
Secondo il pedagogista quindi la scuola dovrebbe “consentire agli studenti di comprendere il mondo intorno a sé e i propri talenti, così da diventare individui realizzati, proattivi e compassionevoli”.
Proprio di questo parla nel suo libro Creative Schools: The Grassroots Revolution That’s Transforming Education. L’autore nel libro spiega in maniera semplice e dettagliata come superare i più comuni limiti del mondo scolastico.
Spiega: «Non importa quanto il curriculum di studi sia dettagliato o quanto evoluti siano i test di valutazione; la vera chiave per la trasformazione dell’istruzione sta nella qualità dell’insegnamento».
Robinson dunque spiega che il mondo scolastico sta credendo ad un falso mito, ovvero che ogni bambino nasca con gradi di intelligenza differenti e quindi alcuni saranno più avvantaggiati rispetto ad altri: «Tutti nasciamo con dei grandissimi talenti naturali, ma alla fine del percorso di istruzione molti li perdono, perché la scuola non ha dato valore ai loro talenti, o addirittura li ha stigmatizzati».
Il pedagogista dunque vuole chiarire un punto molto importante: la scuola non è un’azienda. In virtù di ciò dunque ritiene più utile promuovere le attitudini degli studenti piuttosto che limitare le loro menti per poi riempirle di nozioni che, probabilmente, non gli saranno utili o non comprenderanno.
L’autore del libro dunque ritiene che siano questi i veri motivi che si celano dietro la dispersione scolastica e la poca voglia di proseguire gli studi. Un punto di vista interessante e anche condivisibile, che però può essere messo in discussione.