Passeggia per le strade della città un anziano signore che si diverte a sollevare interrogativi e confondere le persone, al suo seguito ragazzi che lo chiamano Prof. Ma sarà vero ciò che si dice in paese? Che “…c’è in giro un certo Socrate scelleratissimo che corrompe la gioventù”?
Queste parole tratte dall’“Apologia di Socrate” mi hanno colpito e fatto riflettere molto profondamente sul ruolo degli educatori e sull’importanza di una presa di coscienza generale riguardo l’insegnamento odierno.
Sappiamo che Socrate era solito girovagare per Atene interrogando i cittadini ateniesi con lo scopo di far scaturire nei suoi concittadini, attraverso il dialogo, una presa di coscienza di se stessi e dell’argomento sul quale si discuteva, quest’ultima avrebbe portato ad una definizione non più opinabile e quindi universale dell’argomento in questione.
Socrate utilizzava quindi ironia, domande, esempi e la creazione di dubbi al fine di stimolare nella persona un percorso di ricerca e scoperta della definizione della materia in questione, della verità che, per Socrate, ognuno custodisce dentro di sé.
A questo punto mi sono domandato: potremmo considerare Socrate l’inventore di un metodo di insegnamento molto efficace ?
Per rispondere a questa domanda devo per forza farmene un’altra: che cos’è per me l’insegnamento? Se penso alla parola insegnamento penso subito alla scuola, Il posto dove ho trascorso anni della mia vita e che posso definire sicuramente la mia maggiore fonte di apprendimento. La scuola è un luogo in cui ai ragazzi vengono insegnate diverse discipline e nozioni, regole di buona educazione e su come socializzare con gli altri.
Ma chi insegna ai ragazzi così tante cose utili? Sicuramente i maestri ed i professori, sono loro che dopo anni si studi ed esperienze sanno molto più di noi e possono trasmetterci la loro conoscenza. Questi educatori allora sono uomini importanti per la società, molto intelligenti che sanno come parlare ai giovani per accrescerne la cultura, tanti Socrate sparsi per il mondo insomma. Ma qui sorge un dubbio, o meglio più di uno, ma uno spicca in modo particolare: il metodo di insegnamento da loro usato è completamente diverso!
Socrate instaurava un dialogo con le persone; un rapporto tra i due interlocutori che ha come fondamenta una divergenza su un qualsiasi argomento, un’esperienza che scatenava una riflessione in una delle due parti oppure una semplice domanda a cui si vuole dare una risposta. Possiamo immaginare questo fattore scatenante come la ricerca di una pietra preziosa nascosta nelle profondità della terra.
Saremo sicuramente tutti d’accordo sul fatto che c’è bisogno di rimuovere molti elementi non desiderati per arrivare alla nostra pietra di valore. Bisognerà rimuovere la terra superficiale per poter scendere in profondità, poi scavare nella roccia comune, molto faticosamente, per eliminare tutte quelle impurità ed i detriti che ostruiscono il passaggio. Infine dopo una lunga ricerca nei meandri del sottosuolo troveremo sicuramente il nostro prezioso minerale che brillerà di luce propria.
Allo stesso modo, Socrate riusciva attraverso il dialogo a distruggere le barriere create dai pregiudizi, dall’ignoranza e dalle opinioni comuni che ostacolavano la completa affinità tra le due menti arrivando così, attraverso l’ironia e la maieutica, ad un punto fisso, universale; una definizione su cui costruire la soluzione del problema o la risposta alla domanda. Un metodo quindi che si sviluppa in modo diverso in qualsiasi persona e che è, a mio parere, molto efficace. Ma allora i professori utilizzeranno lo stesso metodo?
Purtroppo credo di dover ritirare la definizione di “tanti Socrate sparsi per il mondo”, fatte naturalmente le dovute eccezioni. Molto spesso gli insegnanti adottano un metodo molto strano che assomiglia molto ad una cascata di informazioni scaraventata sugli studenti che cercano disperatamente di arraffare più nozioni possibili. Un metodo unilaterale che spara pillole di insegnamento addosso ai giovani pretendendo di riaverle indietro ma, purtroppo, non tutti riescono ad acchiapparle al volo ed a rilanciarle al mittente.
Ritornando alla metafora della pietra preziosa questo equivale a prendere una pietra qualunque depositatasi casualmente sulla parte più superficiale della terra e pretendere che diventi un diamante!
Ma allora questi professori sono colpevoli di un grosso crimine contro la gioventù? No, non può ricadere su di loro la colpa di un metodo di insegnamento studiato a tavolino, che riduce la molteplicità e la diversità degli uomini in un “uomo tipo”. Una generalizzazione di tutti i giovani e quindi un metodo di insegnamento che funziona per tutti e per nessuno, per l’”uomo tipo” ma non per i miliardi di differenti ed unici giovani nel mondo.
Ma chi sono i professori? Sono forse uomini di cultura che camminando come funamboli su un filo sottile quale è la burocrazia cercando di trasportare sulle loro spalle i ragazzi da una parte all’altra del fiume della conoscenza?
Uomini “compressi” dalle leggi che forse, come è successo nel caso di Socrate, sono state un po’ ingiuste?
Allora sarebbe meglio dire che i professori sono tanti uomini che nonostante tutto questo cercano, nei limiti di ognuno, di somigliare il più possibile a Socrate.
Dunque la scuola è il luogo di sfida dove i professori cercano di fare del loro meglio con i ragazzi restando nei limiti della burocrazia, un luogo che gli educatori cercano di rendere il più possibile simile ad Atene sfidando alunni che spesso non capiscono l’importanza di tutto ciò, e altri pseudo-insegnanti che, come Socrate non ci vogliono diventare o che forse, come penserebbe il filosofo, non sanno che potrebbero prendere esempio da lui.
Ma tutto questo cambia profondamente il significato di insegnamento; allora, di nuovo, cos’è l’insegnamento?
L’insegnamento è la continua ricerca interiore di due o più individui che viene intrapresa come una squadra, attraverso un continuo rapporto, attraverso un continuo dialogo che mira alla crescita spirituale di tutti i membri della squadra.
Quindi sì, Socrate, probabilmente, sarebbe stato un ottimo insegnante, il maestro che ogni studente assetato di conoscenza desidera.
Ma gli interrogativi non finiscono qui…
Perché la scuola non rivaluta il metodo Socrate? Perché un maestro così eccelso non viene preso d’esempio da molti insegnanti? Socrate vorrebbe donare molto al sistema scolastico, perché non assecondarlo?
— Andrea Rubino, uno studente che pretende un cambiamento – Liceo Punzi, Cisternino
Si chiama “maieutica” ed è il mio metodo d’insegnamento da 17 anni, ovvero da quando, semplicememente laureato in Architettura, ho cominciato ad insegnare alla scuola media Tecnologia. E’ il metodo socratico, così definito dal suo discepolo Platone, ovvero l’ “arte della levatrice”. Si esplicita nella “ricerca della verità, consistente nella sollecitazione del soggetto pensante a ritrovarla in sé stesso e a trarla fuori dalla propria anima” ovvero è un “metodo pedagogico fondato sulla partecipazione attiva del soggetto”.
Per la cronaca, ero precario allora e lo sono tuttora, nonostante un’abilitazione conseguita mediante TFA nel 2013 (pressoché equivalente ad un concorso con 3 prove selettive di cultura generale e conoscenza specifiche sulla Tecnologia, seguito da un corso semestrale universitario su Tecnologia, Informatica e, soprattutto, Pedagogia).
Precario per chi non lo sapesse significa che non ho la certezza del lavoro, pur lavorano come e, a volte, meglio degli altri, che al 30 giugno vengo sistematicamente licenziato e resto disoccupato fino al 15-20 settembre, quando lo Stato si accorge di avere ancora bisogno di me e mi riassume, come se niente fosse.
Caro Andrea,
credi forse che gli insegnanti che “scaricano” sugli studenti cascate di informazioni abbiano avuto tutti dei Socrate quando andavano a scuola? Certamente no! Hanno però spesso avuto alle spalle famiglie solide e genitori che hanno saputo spiegare loro che la conoscenza viene prima di tutto dallo studio e dall’applicazione assidua e costante, che purtroppo è poco presente nelle nuove generazioni. I discepoli di Socrate andavano a lezione da lui, ma per la maggior parte del tempo della loro giornata studiavano. Non si può pretendere di imparare nulla se non ci si applica e nessuno può fissarti informazioni in mente se esse non sono significative e importanti per te.
P. S. Sono un insegnante giovane e di ruolo