Insegno da 42 anni. La maggior parte negli Istituti professionali e tutti nello Stato. La mia professione l’ho scelta. Ho sempre messo passione e voglia e ho cercato costantemente di migliorare, sia nel campo professionale (insegno una materia tecnica, sono nell’automazione) sia nel campo didattico.
Dai ragazzi ho imparato molto, loro mi hanno mantenuto giovanile in tutti questi anni. Ho visto, tramite loro, il degrado della società, iniziato in modo drammatico circa 30 anni fa.
Anno dopo anno ho visto le nuove generazioni cambiare gli ideali e gli stili di vita,… e non andavano a migliorare.
Dal punto di vista professionale, la scuola, non mi ha incentivato ad aggiornarmi, al contrario mi ha fatto prima bloccare nell’approfondimento delle apparecchiature e dei sistemi e poi mi ha fatto regredire. In parte a causa dei tanti cambiamenti nelle indicazioni ministeriali, dei quali, con alcuni, condividevo in pieno la necessità, ma altri erano controproducenti, ma soprattutto per come cambiava la società tutta, che ha iniziato, ed ancora non ha terminato, lo “slittamento” verso la concezione che la scuola non serve (è meglio iniziare subito a lavorare) e una massa sempre crescente di giovani, che oggi, vogliono “tutto, subito e gratis”. Ma non per i genitori, che vogliono per i loro figli, non l’istruzione, ma assolutamente un “pezzo di carta”.
È così che la scuola diventa un parco giochi dove gli allievi vengono volentieri… si divertono tanto! È per il loro divertimento che non vogliono e di fatto non rispettano le regole.
Se gli dici che non possono uscire dall’aula perché già due sono fuori, loro si alzano ed escono lo stesso. È per il loro divertimento che, dall’esterno, tirano la sedia contro la finestra del piano di sopra, che divelgono il paletto blocca cancello per uscire alla chetichella, anche solo 5 minuti prima (ma che serve per dimostrare a tutti che le regole le fanno loro) che rompono il vetrino del pulsante d’emergenza del locale caldaia lasciando tutti senza termosifoni e poi lo ripetono con quello della corrente (per l’antincendio). Così via in un crescendo di malefatte che li divertono tanto.
Dov’è finito quel sano timore di un genitore, di un insegnante, di una qualsiasi autorità?
In queste condizioni non si riesce a fare didattica. Loro si auto valutano e la tua deve essere pari o superiore.
Una volta i “somari” erano gli ultimi e stavano buoni all’angoletto, non disturbavano. Oggi ne bastano 2 in una classe e non si riesce a fare lezione e, purtroppo, molti degli altri vengono trascinati. Poi parliamo degli “esagerati” DSA, che, seppur hanno qualche piccolo svantaggio, non gli mancano le capacità per studiare, ma la voglia sì, quella, molto spesso, gli manca perché sono stati esageratamente coccolati dai genitori, che vengono a pretendere, e dalle scuole precedenti.
La facilità con cui, lo leggo dai quotidiani ma l’ho anche visto nell’ambito della mia scuola, determinati alunni picchiano i professori, i genitori vengono ad inveire e minacciare i docenti senza neanche sentire la loro versione dei fatti e la grande facilità con cui si sporgono denunce basate soltanto sul pretendere, rendono ogni strada che porti all’educazione, al rispetto, alla voglia di sapere, irta di spine e asperità che portano anche il più motivato dei docenti a pensare, ad un certo punto, alla propria salute, dovendo restare in cattedra per più di 40 anni e quindi “a tirare i remi in barca”.
La scuola digitale? Ho provato a “rovesciare la classe” e mi sono impegnato a creare monografie, filmati, diapositive, link a siti utili e interessanti ed ho provato a sensibilizzare e motivare la classe, gli ho fatto realizzare, in classe, un sito sull’alternanza scuola-lavoro. Quando poi ho detto loro: -bene adesso in classe facciamo solo laboratorio e rielaborazione del materiale che vi ho fornito e che avete studiato a casa -, la risposta è stata “E chi l’ha visto?”. Motivo? chi lavora, chi ha un anziano o un fratellino da accudire, ma soprattutto, nei casi più generali, ad una massa sempre più grande, non gli importa nulla dell’istruzione, quello che gli nasce spontaneo è il video gioco e l’onnipresente cellulare e non cercano più neanche di nasconderlo, sembrerebbe proprio un loro diritto.
I mezzi deterrenti a tutto questo? Praticamente non esistono, in quanto totalmente inefficaci e, se hai voglia di fare ciò che è giusto, preparati ad andare sotto accusa davanti ad una moltitudine di persone che partiranno con i preconcetti nei tuoi confronti, in quanto, se dovessero dire che sei nel giusto, molto probabilmente, a loro volta andrebbero sotto accusa.
Non ci sono casi “più normali”? Oh sì, esistono, ringraziando il cielo, casi di alunni che usciti dalla mia scuola diventano eccellenti professionisti anche con percorsi di laurea molto soddisfacenti, ma gli alunni di questa specie diventano sempre meno a livello percentuale e devono “sgobbare” molto di più dei loro predecessori in quanto oggi si fa meno didattica di ieri.
Insomma la mia gratificazione era sempre stata nel vedere la maggior parte dei miei studenti “crescere”, nel vedere che, dopo la scuola, trovavano un lavoro nel loro settore di studi e che erano soddisfatti. Nei tempi passati, tanti sono tornati, a distanza di qualche anno dal loro diploma, a ringraziarmi,… ma ora? Ora tornano per dirmi “Professò, aveva ragione lei…” E io che me ne faccio?
Sono un dinosauro e mi devo estinguere.
Buongiorno mi chiamo Filippo Rezoagli e anche se è solo da 14 anni che insegno condivido ogni sua parola, unendo inoltre la delusione di essere visto dalla dirigenza come un rompiscatole se vuoi fare le cose con buon senso e non perchè ci deve essere un documento, ma ormai in Italia vale quello che si scrive non quello che si fa, e poi le prove oggettive rendono conto e demerito della deriva devastante che ha preso la scuola italiana. Si, ci sono ancora eccellenze ma sono bullizzate perchè mettono in mostra i limiti di docenti accondiscendenti il potere e di ragazzi totalmente svogliati ma da promuovere sennò scuola e dirigente non prendono soldi. Ormai mi sento davvero un don Quixote…