Al liceo Brocchi di Bassano del Grappa spunta una frase su un muro che desta qualche preoccupazione tra i docenti e gli studenti: “There’s nowhere for me to be” che tradotto in italiano significa “Per me non c’è nessun posto”. All’interno dell’istituto non sorge nessun tipo di dubbio: è una richiesta di aiuto di uno studente rimasto anonimo.
Ammirevole è stata la reazione degli studenti che hanno deciso di dare una mano all’ignoto studente, fornendogli tutto il sostegno necessario. In poco tempo infatti sono comparsi diverse decine di post-it che recano alcune frasi incoraggianti e di sostegno. Un vero atto di sensibilità ed empatia.
“Se hai bisogno noi ci siamo”, “C’è un posto per ciascuno. Vieni, la porta è sempre aperta” queste sono solo alcune delle frasi dei post-it. La scritta sul muro svela un profondo malessere dello studente che fortunatamente potrà contare su un valido sostegno.
Anche il dirigente scolastico ha incoraggiato questa iniziativa, sottolineando come questo non possa essere considerato come un atto vandalico ma solo una richiesta di aiuto: “La scritta verrà mantenuta per 2-3 settimane, poi la farò togliere, ma non sporgerò denuncia. Non fissiamoci sul muro sporcato. Io, invece, mi voglio concentrare sul contenuto di quella frase, la scuola non è fatta solo di tecnologie, ma anche di rapporti umani e culturali. La scuola, come ripeto spesso, è la casa di tutti, nel senso che tutti, i ragazzi, ma anche i docenti ed il personale, devono considerarla come ambiente aperto, accogliente”.
In seguito la dirigente scolastica ha diramato una circolare con scritto: “C’è un posto per ciascuno. Vieni, la porta è sempre aperta, non serve nemmeno bussare”.
Questa vicenda ci insegna principalmente una cosa: la scuola non è solo libri e studio, ma è molto molto di più.