Le battaglie per sensibilizzare il cambiamento climatico stanno prendendo sempre più piede nel nostro paese. Questa consapevolezza è sì una cosa positiva ma, di contro, molti aderiscono perché è “di moda” o, peggio ancora, per poter saltare un’intera giornata di scuola.
Molti studenti infatti hanno preso parte allo sciopero nazionale per il cambiamento climatico il 27 settembre. In molti sicuramente credevano fermamente in quello che stavano facendo altri, invece, si sono semplicemente lasciati trasportare dall’entusiasmo.
Molti docenti italiani, per dar valore alla scelta di saltare la scuola per salvare il pianeta, ha deciso di conteggiare quella giornata scolastica saltata come una comune assenza. Uno dei docenti dichiara: «Non è una punizione. Sono contento che partecipino, ma mettendoci la faccia. Serve per responsabilizzare i ragazzi. L’assenza dà più valore alla scelta di partecipare allo sciopero».
Anche altri docenti e presidi italiani sostengono questo pensiero: «La mia posizione è che l’assenza vada conteggiata ai fini di quel 75% di presenze necessarie per la validità dell’anno scolastico Storicamente da noi non è mai stata repressa l’adesione alle manifestazioni, per cui sono sempre state accettate le giustificazioni. Ma conteggiare l’assenza è un’altra cosa».
Ovviamente tutto ciò serve a far capire agli studenti che tutte le proprie azioni, anche le più nobili, portano comunque a delle conseguenze. Questo serve a dar più valore alle proprie (buone) azioni.
Per quanto riguarda le assenze, i docenti si dimostrano comunque aperti: «Nel suo invito il ministro Fioramonti ha dimostrato grande rispetto per l’autonomia della scuola. Per quanto ci riguarda affronteremo la questione nel collegio dei docenti dove, se qualcuno solleverà il tema delle assenze, ne discuteremo. La democrazia è questa. E io sono un primus inter pares».