Regionalizzazione della scuola? No grazie. È questa infatti la risposta che sta ottenendo il maggior numero di consensi soprattutto in Veneto ed in Lombardia.
Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil dichiara come sia impensabile concepire una cosa simile, rimarcando molto sul fatto che l’Italia è un paese sostanzialmente diviso tra Nord e Sud. Con la regionalizzazione delle scuole infatti il segretario prevede un ulteriore divario tra Settentrione e Meridione. “Il diritto all’istruzione deve restare nazionale per rafforzare quelle zone del Paese più deboli”.
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, ritiene che questa proposta possa far incorrere in gravi rischi il sistema scolastico, soprattutto per quanto riguarda la qualità didattica e le retribuzioni. Anche Di Meglio ritiene che una manovra simile rischierebbe di penalizzare le zone più svantaggiate d’Italia.
Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari, senza troppi giri di parole, hanno dato voce alle proprie preoccupazioni: “È ridicolo che, in un Paese come il nostro, oppresso dalle disuguaglianze tra nord e sud, il ministro definisca “un modello” la regionalizzazione dell’istruzione”. A seguito di queste dichiarazioni, hanno annunciato anche una mobilitazione nazionale che sarà prevista per il 16 ed il 17 Novembre.
Per offrire maggiore chiarezza, riportiamo quanto scritto nel Contratto di Governo: “Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte. Il riconoscimento delle ulteriori competenze dovrà essere accompagnato dal trasferimento delle risorse necessarie per un autonomo esercizio delle stesse”.
Da questo quindi si deduce che le regioni che faranno richiesta potranno ottenere maggiore autonomia se motivata.