Non si fermano le discussioni che hanno come loro argomento principale l’atto di bullismo ai danni del professore all’Itc Carrara di Lucca. Stavolta però si analizzerà la reazione del docente che semplicemente ha deciso di non reagire, scegliendo il silenzio.
Fabio Celi, psicologo e docente di psicologia dello sviluppo, ha voluto offrire le sue opinioni riguardo a quanto accaduto: “Non ho abbastanza elementi su questa vicenda per rispondere in modo certo, ma la mia sensazione è che ci possano essere motivi sia pratici che teorici per non reagire, o per non farlo “a caldo”. Ad esempio, il bisogno saggio, da parte di un professore, di riflettere piuttosto che generare una escalation di violenza: esiste una metodica raffinata di estinzione, che consiste nel lasciare scivolare via il comportamento non adeguato. Ma temo che la motivazione più credibile, in questo caso, sia quella dell’impotenza appresa”
Lo psicologo prosegue il suo discorso, dicendo che l’impotenza del docente probabilmente è dovuta alla stanchezza e alla sfiducia del metodo di insegnamento utilizzato che si traduce quindi in sole conseguenze negative o nulle. L’insegnante probabilmente non è stato in grado di prendere una decisione perché nessuna decisione presa ha mai prodotto effetti positivi. Inoltre è bene notare come non sia stato il professore a denunciare la vicenda, la quale è venuta a galla solo grazie alla diffusione del video. Questo mette in luce una cosa molto importante: con molta probabilità l’insegnante avrebbe lasciato correre.
In merito al comportamento che il professore avrebbe dovuto adottare, Fabio Celi si è espresso così: “È molto più semplice dirlo che metterlo in pratica, ma un insegnante in una situazione simile dovrebbe ribadire con il contegno la propria autorità, senza mettersi sul piano del provocatore, mantenendo la calma. E, a sangue freddo, dopo la fine dell’episodio, programmare una punizione esemplare. Ma quello che si sente nel video rende questo discorso molto teorico e astratto: tutti gli altri ragazzi sghignazzano, l’autorità è già stata persa, e un intervento di questo tipo rischia di non avere possibilità di applicazione”.
Infine lo psicologo parla anche della famiglia, dicendo che il ragazzo ha bisogno di sentire intorno a se una coerenza educativa. Infatti, se i genitori non hanno fiducia nella scuola è giusto cambiarla, in caso contrario però devono allearsi con gli insegnanti, ponendosi come comune obiettivo quello dell’educazione. Conclude il suo intervento così: “Credo che un comportamento di questo genere non si verifichi in modo improvviso. In ogni caso, i genitori dovrebbero correre a scuola e cercare di costruire un intervento condiviso”.