Con i primi freddi prendersi un raffreddore e un po’ di tosse è alquanto frequente. In questo problematico periodo, però, il primo pensiero è che questi sintomi possano essere riconducibili al Coronavirus.
Giovanni Perri, primario del reparto malattie infettive nell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, ha risposto sulle pagine di The Social Post al rebus del momento, ossia come distinguere una semplice influenza dal Covid-19. Innanzitutto bisognerebbe decifrare i sintomi: “C’è qualche manifestazione di perdita del gusto e dell’olfatto che sembra essere più frequente nel soggetto Covid, però esaurita questa specificità il discorso diventa purtroppo di diagnostica molecolare”.
In altre parole la diagnosi può essere fatta solo con il tampone, arma essenziale in questi casi. Dopotutto è sufficiente pensare che i minorenni, anche se positivi, non mostrano sintomi: “Se misuriamo la temperatura ad un soggetto di età scolare e lo troviamo febbrile, allo stato attuale, significa che probabilmente ha un virus che non è il Covid, perché con il Covid spesso sono asintomatici”. E’ quindi un’ottima iniziativa che si misuri la temperatura agli alunni e che quelli con febbre non stiano a contatto con gli altri e vengano poi sottoposti a tampone. Purtroppo i passi avanti riguardo la conoscenza del virus non sono stati molti rispetto a marzo.
E così anche un paziente come Silvio Berlusconi rischia oggi come allora: “Un 80enne con patologie pregresse di settembre è come un 80enne con patologie pregresse di marzo”, afferma Perri. E alla domanda se il virus è cambiato, dichiara: “Se il virus ha una mutazione, questa mutazione i genetisti la leggono nella sequenza virale. Una mutazione del virus legata alla patogenicità non c’è stata a nessun titolo. Berlusconi ce l’ha fatta come ce l’hanno fatta il 75% degli ultraottantenni. Intendiamoci, qualcosa nel curarli abbiamo migliorato, e questo può senz’altro contribuire ad una migliore prognosi, ma il dire che ciò è legato ad un virus mutato non è corretto”.
Ecco quindi che dovremmo più che altro sapere come comportarci in caso di sintomi influenzali. La risposta è una sola: evitando la loro diffusione: “Il recupero di un minimo d’igiene personale e di attenzione nei contatti interpersonali anche per malattie banali come l’influenza avverrà, perché siamo stati evidentemente scioccati. Tutto questo credo che ci renderà più cauti in generale”, afferma il professore. Occorre ora più che mai isolare i positivi: “A marzo facevamo 17mila tamponi al giorno con il 28% di positività. Adesso facciamo 99-100mila tamponi al giorno con una positività del 1-2 %. Abbiamo ricoverato molto, all’inizio di questa pandemia. Oggi ricoveriamo il meno possibile e cerchiamo di tenerli a casa isolati”.
E i pazienti a rischio sembra che lo abbiano compreso: “Chi doveva capire -in quanto in prima fila nel rischio- penso abbia capito e questo al di là di ogni misura che verrà attuata e praticata, è quello che mi conforta di più”, conclude Perri.