Ehi prof, ma che ne pensi della Cortellesi? Ma davvero ha detto che Biancaneve era una colf e che bisogna riscrivere le fiabe?
Paola Cortellesi nel discorso di inaugurazione dell’anno accademico alla Luiss dichiara: «Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso? E perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia?»
Ecco, io ho il massimo rispetto per questa regista, ma quando se ne esce con affermazioni del tipo «Biancaneve faceva la colf ai sette nani» penso che stavolta abbia dimenticato una cosa: di accendere il cervello. Il succo del suo discorso, in piena follia oscurantista americana, è semplice: le favole così come sono non vanno bene. Vanno cambiate, riscritte. Se da bambini siete cresciuti leggendo Biancaneve, Cappuccetto Rosso, Cenerentola, la Sirenetta, a quanto pare, a detta dei fautori della cancel culture, siete stati complici del «patriarcato.»
Follia, follia e follia a non finire. Follia e stupidità, perché c’è una superficialità talmente disarmante dietro queste affermazioni che mi fa cadere le braccia! La Cortellese si domanda: «perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia?» Ma vedete, è proprio questo il punto: la famosa scarpetta di Cenerentola non è soltanto una scarpetta! Ha una forma unica, tanto che può indossarla solo Cenerentola: è stata creata per lei perché solo lei ha le caratteristiche morali per calzarla.
Avete mai letto Il gatto con gli stivali? O vi ricordate delle magiche scarpette indossate da Dorothy nel mago di Oz che hanno il potere di riportarla a casa? Nelle fiabe le scarpe sono un simbolo potentissimo. Non a caso la parola peccare deriva dal latino pēs: piede, ossia avere un piede che non segue la strada che le indica la propria anima. Avere delle scarpe giuste per i propri piedi significa camminare sul giusto percorso, essere saldi nelle proprie convinzioni.
Tempo fa scrissi: «Le fiabe se ne fregano di dirti se Pollicino è vissuto nel medioevo o nel XIX secolo o se la matrigna di Biancaneve era o non era in base ai canoni moderni una donna emancipata. Le fiabe parlano di crescita, mostri da abbattere o ostacoli da superare. Parlano dell’anima ed è questo che i fautori della cancel culture non riescono a capire! Leggere e saper leggere non sono la stessa cosa. Se non sai interpretare, se proietti sul passato i tuoi preconcetti, tu non stai leggendo. Oggi il vero problema è che la gente non sa interpretare: nella società della superficialità vedono soltanto le apparenze e non la sostanza.»
➡️ Queste riflessioni sulle fiabe sono tratte da «Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera», il mio nuovo libro. (Feltrinelli editore). Puoi acquistarlo cliccando qui
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X