Luca Ricolfi, sociologo dell’Università di Torino, parla della situazione scolastica attuale e della qualità dell’istruzione.
“La scuola progressista, abbassando sia la qualità dell’insegnamento sia l’asticella del successo scolastico, ha ampliato le diseguaglianze sociali anziché ridurle: il prezzo dell’abbassamento, infatti, è stato più salato per i ceti bassi che per quelli alti, che hanno anche altre risorse per creare opportunità ai propri rampolli” dichiara durante un’intervista a Italia Oggi.
“Non voglio dire che gli insegnanti italiani non guadagnino troppo poco e che non sia opportuno aumentarne gli stipendi“, precisa il professore dell’Università di Torino, ma “mi colpisce molto che non una parola venga spesa su due punti fondamentali: il crollo della qualità dell’istruzione e la mancata messa in sicurezza delle aule” prosegue.
Secondo il sociologo il l’abbassamento della qualità dell’istruzione è iniziato negli anni ’90: “L’uscita di scena (per pensionamento), di una generazione di insegnanti che, proprio perché si era formata in una scuola con standard elevati, era ancora in grado di trasmettere conoscenza in modo efficace“.
Parla poi di ulteriori problemi: “L’ingresso massiccio delle famiglie nella gestione delle scuole, per lo più sotto forma di sindacalisti dei figli, specie negli ultimi 15 anni, del tempo dei ragazzi da parte della vita virtuale su internet. Tutti questi fattori hanno sostenuto la deriva dell’abbassamento, da cui solo i ceti alti sono riusciti a proteggersi con la macchina delle lezioni private e, dopo la scuola e l’università, con la rete delle conoscenze e i privilegi di classe. Per i ceti bassi, l’abbassamento ha significato solo abbandono degli studi, o passaggio a studi (ancora) più facili, come nel classico passaggio da liceo classico o scientifico a istituto tecnico“.
Poi si sofferma sulla preparazione dei docenti: “È verosimile che per la fascia 3-11 anni vi siano carenze di tipo pedagogico, e forse pure di motivazione, ma dalle medie in poi a mio parere le carenze sono prevalentemente cognitive, ovvero di ampiezza e profondità della preparazione dei docenti“.
Infine parla di reclutamento: “Si dimentica sempre un punto prosaico ma cruciale: scuola di massa significa anche dover reclutare dal complesso della popolazione una quota di docenti sempre più alta, e questo determina un crollo drammatico della qualità media degli insegnanti. Negli anni ’50 i docenti delle scuole secondarie e dell’università erano eccezionalmente preparati innanzitutto per il mero fatto di essere pochi“.