Paolo Crepet, psichiatra e sociologo che si occupa anche di educazione nell’età dello sviluppo lancia una bella frecciatina ai ragazzi: o si va in gita senza cellulare oppure salta la gita. Riguardo ciò ha aggiunto: “Ho assistito a una scena del genere: c’era una comitiva di studenti delle medie in gita a Venezia: erano talmente assorti a controllare il cellulare che il prof si era preso il compito di avvertire della presenza di ostacoli. “Scalino”, “buca”, e così via… ma come ci siamo ridotti?”.
La sua dichiarazione non è stata casuale, infatti riprende un fatto accaduto in una scuola media dove la politica dell’istituto vieta l’utilizzo dello smartphone in tutte le sue forme durante le attività scolastiche. Anche durante le gite. I genitori non hanno preso bene questa iniziativa ed è dunque iniziata una vera e propria rivolta.
I genitori hanno fatto subito una raccolta firme, alla quale hanno aderito quasi tutte le famiglie. Alcune hanno minacciato di coinvolgere l’Ufficio scolastico provinciale e di creare dunque un caso. Alla fine l’istituto ha ceduto, concedendo l’uso dello smartphone durante la gita.
Questa concessione è stata davvero disastrosa. I docenti hanno dichiarato che i ragazzi hanno passato tutto il tempo della gita a chattare o ascoltare musica, ignorando quindi lo scopo didattico della gita proposta.
Crepet quindi ha voluto dire la sua riguardo l’utilizzo dello smartphone, ed è stato piuttosto diretto al riguardo: “Parliamoci chiaro: non agire sull’uso dei cellulari a scuola significa rifiutare di prevenire le conseguenze più spiacevoli. Lasciare che i più giovani utilizzino il cellulare sempre, quando vogliono e come vogliono significa che poi ci si riduce a fare “i pompieri”, a intervenire cioè sempre sull’emergenza. I segnali preoccupanti già ci sono. Alcuni docenti mi hanno detto che i bambini di prima elementare faticano addirittura a tenere un foglio di carta in mano: manca loro la capacità prensile. Serve una reazione culturale, non possiamo ridurci così solo perché qualcuno della Silicon Valley ha deciso che questo è il futuro”
Tutto questo perché gli “anziani” non hanno ancora capito perché i ragazzi chattano (chiacchierano telematicamente) continuamente col cellulare!
Gli “anziani” dovrebbero studiarsi la “teoria dei gruppi” e la necessità di “comunicazione interpersonale” anche tra “persone assenti”.
Troppo complicato, vero?
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Allora, ecco che il potentissimo strumento elettronico incorporato nel cellulare (molto più potente dei supercomputer anni ’80) viene banalizzato a semplice “messanger”.
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Il cellulare è un computer ed ha la capacità di conternere il 70% dello scibile umano, traduce più 96 lingue di livello mondiale, può fare calcoli in virgola mobile e sa tutto della geografia aggiornata e trascorsa, conosce la Storia di tutto il mondo, le profondità degli oceani e dello spazio siderale. Sa tutto sull’energia atomica, ecc., ecc. e ancora insistete a colpevolizzare i ragazzi?!
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Bruciate i libri di scuola e insegnate loro a usare “Siri”, Wikipedia, Google Translate e Maps, Excel, Word, oppure Open Office, i programmi di grafica quali Photoshop, Photoedit, Autocad, AI Prolog ecc. (alcuni dei tantissimi programmi che ci sono in giro), oppure a programmare in C++, VisualBasic, Java, ecc. a usare Math per risolvere equazioni di ennesimo grado o semlici polinomiali. Insegnate loro tecniche fotografiche…
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Il mondo del domani è tutto in un cellulare, presto ci saranno gli automi a risolvere ciò che un tempo si chiamava “lavoro” e noi “anziani” dobbiamo proiettare i ragazzi verso il futuro e alle Arti e non lasciarli assorbire dal nulla di una banale conversazione in “chat”…