Le prove Invalsi quest’anno si modernizzano: non influiscono più sulla votazione finale, comprendono anche la lingua inglese, oltre a italiano e matematica, si fanno al computer.
Una vera e propria rivoluzione, per chi conosce il mondo della scuola.
Buona idea, era l’ora! La scuola italiana si mette al passo con i tempi. Il problema, però, è che la scuola italiana ha fatto il passo più lungo della gamba: dove sono tutti questi computer, per non parlare della qualità delle connessioni internet?
L’ultimo rilevamento, targato anno scolastico 2014/15, parla di un pc ogni otto alunni. Il Miur l’anno scorso ha invece constatato che la metà delle scuole italiane non ha una connessione internet adeguata.
Allora, come si fa?
I presidi hanno la domanda, manca la risposta. Di certo sappiamo soltanto che le prove Invalsi non potranno avvenire in contemporanea per tutti, quindi dovranno essere diverse per ciascun alunno. Le domande dei quiz saranno strutturate tutte allo stesso modo e avranno lo stesso livello di difficoltà, ma si svolgeranno quindi in giorni e orari differenti: tra il 4 e il 21 aprile per gli studenti di terza media, e tra il 7 e il 19 maggio per quelli del secondo anno delle superiori.
Alle scuole spetterà il compito di organizzare giorni e orari in base all’organizzazione interna, al numero di studenti e a quello dei computer disponibili. Il fatto che le prove siano tre renderà ancora più difficile questo tetris, considerando che probabilmente gli studenti sosterranno i 75 minuti di quiz divisi in piccoli gruppi, e che i professori, nel frattempo, non potranno andare avanti con il programma e fare lezione.
Ecco allora che nasce il rischio di contestazioni. Le difficoltà organizzative e la conseguente differenziazione delle prove potranno essere motivo di protesta: le prove potrebbero essere etichettate dagli studenti come invalide e senza senso, addirittura boicottate.
Ecco spiegato il motivo per cui, in questo clima di confusione, alcuni dirigenti si augurano di tornare alla carta, almeno per quest’anno.