È stato licenziato perché ha regalato alcuni dei suoi buoni pasto a un collega in evidente stato di difficoltà economica. Questo è quanto è accaduto a un operaio capomacchine della Mercegaglia di Ravenna.
Secondo le indiscrezioni, la “vittima” è un operaio di 28 anni, assunto nove anni prima e considerato da sempre come un collega modello. La scorsa estate, però, è stato licenziato, dopo che la sua azienda aveva scoperto una questione che lo riguardava. Attraverso un controllo, i capi avevano infatti notato come il suo badge per la mensa fosse stato utilizzato per ben 32 volte da una persona esterna alla ditta. Il 28enne si era giustificato, affermando che non stava più pranzando alla mensa perché la compagna era incinta. Per questo motivo, aveva preferito regalare i suoi buoni pasto a un facchino, che proprio in quel momento stava attraversando un periodo di gravi ristrettezze economiche.
La Marcegaglia, tuttavia, non aveva prestato attenzione alle motivazioni del gesto, ma aveva lamentato di aver subito un ingente danno economico, pari a 126,72 euro. Pertanto, aveva licenziato l’operaio.
Comunque, il 28enne aveva ritenuto che la decisione presa dall’azienda fosse un’ingiustizia. Dunque, aveva fatto ricorso. Due giorni fa, il giudice che si è occupato del caso ha dato la ragione proprio al dipendente licenziato. Ha infatti accolto l’istanza di reintegro. In aggiunta, ha definito come il calcolo del danno eseguito dalla Marcegaglia fosse erroneo. Non si tratta di un danno pari a 126,72 euro, ma a 6,08 euro totali. Ciò significa che si è trattato di una cifra pari a 19 centesimi per ogni pasto. Il giudice ha dunque sostenuto l’irrisorietà del danno tanto “da non poter fondare in alcuno scenario interpretativo possibile una lesione del vincolo fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore“. In conclusione, l’azienda ha condannato l’azienda al pagamento di un risarcimento pari all’ultima retribuzione.