Era già accaduto sette anni fa, all’alba del 25 dicembre 2011. Anche questa volta è accaduto di notte, con la strada deserta. Proprio per questo la caduta del portale segnaletico non ha fatto vittime limitandosi a rallentare il traffico per tutto il giorno, fino alla rimozione del cartellone.
Il 25 settembre 2018 sulla Nola -Villa Literno si è verificato quello che accadde allora sulla Napoli – Roma, e poteva essere una strage. La responsabilità è dell’incuria e della cattiva gestione di appalti e forniture, di subappalti e mancati collaudi di strutture deboli, affidate a ditte del posto su cui hanno indagato molte Procure italiane, con risultati contrastanti. L’ incidente della scorsa notte è accaduto in un momento di vento fortissimo che ha travolto alberi, cartelli stradali, tavolini dei bar, ma non avrebbe dovuto toccare i pilastri e i portali segnaletici che si trovano sulle strade statali e sulle autostrade, se fatti bene.
Invece sulla 7 bis Nola – Villa Literno, nei pressi di Caivano, il grande cartello che indica l’ingresso in autostrada si è schiantato per terra. Il cedimento del pilastro, spezzato dal peso del portale, è documentato dalle immagini delle telecamere. Un tecnico progettista che ha lavorato per molto tempo per Anas dice: «Dalle appare evidente il cedimento verticale, non della giunzione come pure potrebbe accadere a causa del vento o di un terremoto. Sembrano le conseguenze di una costruzione non a regola d’arte, con l’impiego di ferro non dimensionato (cioè di diametro e peso inferiore a quello necessario e previsto dal capitolato, ndr.) o di ferro di scarsa qualità, non a norma. Per intenderci, quello cinese, che è frutto di riciclo di materiali ferrosi. Ma non escludo, per esperienza, anche un’altra eventualità. E cioè che, in fase di collaudo, non siano state fatte le prove tecniche di resistenza al vento».
Bisognerà attendere il risultato della perizia disposta dalla Procura di Napoli Nord per sapere se l’ipotesi è vera, ma resta comunque il problema della mancata manutenzione sulle strade a grande percorrenza e dell’omissione nei controlli. La stessa cosa che si verificò nel 2011 quando venne accertato da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere, senza che si arrivasse però a ulteriori conclusioni, che la ditta che aveva installato cartelloni e barriere acustiche era la stessa coinvolta in altre inchieste riguardanti il crollo di ponti di ferro e cartelloni nel Nord.
Le indagini erano partite in seguito alle denunce di un ex dipendente della società sulla qualità scadente dei bulloni e dei ferri di sostegno. «Quella ditta – disse G.C. – ha di fatto lavorato in regime di monopolio per tutte le strutture metalliche delle autostrade, 54 caselli da nord a sud. E poi i portali e i cavalcavia, quattro tra San Giorgio a Cremano e Castellammare di Stabia. I lavori sono stati fatti in fretta e male, incidenti in corso d’opera rattoppati senza segnalazione, i collaudi evitati». E non solo in Campania, disse G.C., denunciando quanto accaduto alle Procure di Milano e Firenze.
Un anno dopo lo schianto del portale sull’autostrada nei pressi di Santa Maria Capua Vetere, ci furono le perquisizioni e gli avvisi di garanzia della Dda di Firenze a carico di amministratori e tecnici della galassia Vuolo, di Castellammare, reticolo di società tutte specializzate in carpenterie metalliche. L’ accusa era di attentato alla sicurezza dei trasporti a causa della “non conforme esecuzione dei lavori commissionati da Autostrade per l’Italia in svariati tratti autostradali della penisola (che) ha ripetutamente provocato, tra il 2008 ed il novembre scorso (2012), gravi cedimenti strutturali mettendo in pericolo gli automobilisti”.
Il titolare, Mario Vuolo, era stato coinvolto più volte in indagini antimafia a causa dei sospetti sui suoi legami con il clan D’Alessandro. Dopo essere stato rinviato a giudizio (e poi assolto) per l’inchiesta sulle forniture di carpenterie a Monza, dove era crollato un ponte ciclopedonale, è stato poi condannato per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento nel 2013 della società principale del suo gruppo, la Carpenfer. Gli inquirenti toscani avevano accusato Vuolo e i tecnici delle società committenti di utilizzare, attraverso la collegata Ptam Costruzioni, manodopera non qualificata, materiali scadenti e tecniche di montaggio non corrette. La stessa cosa era stata accertata per l’incidente al casello di Santa Maria Capua Vetere e verosimilmente anche per quello della scorsa notte.