“È stato davvero uno shock sentire qualcuno dire che, siccome ha sindrome di Down, non è in grado di fare qualcosa“, ha detto la mamma di un bimbo che convive con la patologia. È iniziato un giorno qualunque. Nel pomeriggio di sabato scorso, George Dodsworth, un bimbo di sei anni, è andato insieme alla mamma e agli altri fratelli in un parco giochi a Chatham, nel Kent (Regno Unito).
Ad un certo punto, i bimbi hanno visto il tappeto elastico e non ci hanno pensato due volte. Si sono messi in fila e hanno atteso il loro turno per poterci salire. Prima, sono andati due dei suoi fratelli, poi è arrivato anche il momento di George. Qualcosa, però, è andato storto. Proprio quando il bimbo e la sua mamma, che lo stava accompagnando, hanno iniziato a togliersi le scarpe, un dipendente del parco li ha fermati, dicendo: “Mi dispiace tanto. Non so se hai letto i cartelli sul muro, ma il bambino non può entrare perché ha la sindrome di Down“.
In effetti, in quel parco giochi, i bimbi che convivono con questa patologia non possono salire sui tappeti elastici e su altri giochi, a meno che non portino con sé l’autorizzazione scritta del pediatra o del medico di famiglia. Questo perché, secondo quanto definito dalla British Gymnastics Association, le persone che hanno la sindrome di Down possono presentare anche un’instabilità all’interno delle vertebre del collo. Pertanto, una caduta o un movimento scorretto potrebbero essere un rischio eccessivo, che i direttori del parco non si vogliono assumere.
La mamma ha così commentato: “George era in lacrime. È stato davvero terribile sentire qualcuno dire che, siccome ha la sindrome di Down, allora non è in grado di fare qualcosa“. Il genitore ha spiegato di aver cresciuto i figli allo stesso modo, per cui non è riuscita a spiegarsi il divieto di non farlo salire. In aggiunta, ha anche affermato che, quando George era più piccolo, il pediatra stesso le aveva consigliato di invogliare il bimbo a saltare sul tappeto elastico. A detta del medico, questo avrebbe aiutato notevolmente il tono muscolare.
La mamma si è anche offerta di fornire una dichiarazione di responsabilità al parco, ma non è stata accettata. “Penso che salire dovrebbe essere a discrezione del genitore. Per lui è sempre stato sicuro“, ha concluso.