In un’epoca segnata da episodi di bullismo, stupri di gruppo e relazioni tossiche tra i giovani, ci chiediamo se stiamo affrontando un problema serio con la nostra gioventù.
Lo psichiatra Paolo Crepet, che nel 2020 aveva lanciato l’allarme sull’interiorità vuota dei giovani, ha detto che la violenza diventa un modo per esprimere sé stessi quando mancano contenuti. A tre anni di distanza, la situazione sembra peggiorare, come dimostra il tragico caso di Giulia Cecchettin.
Quando gli è stato chiesto della crescente violenza tra i giovani, Crepet ha sottolineato in un’intervista al Quotidiano di Puglia che sbagliamo a considerare casi come quello di Giulia e Filippo come isolati, evidenziando un disagio diffuso nella gioventù. Ha detto che è importante affrontare il problema della violenza giovanile, che si manifesta in luoghi diversi, dalla discoteca alla microcriminalità.
Crepet critica i genitori per essere troppo permissivi e per non dare un’educazione adeguata. Secondo lui, la violenza tra i giovani ha radici in un “vuoto educativo”, che si riflette in comportamenti sempre più aggressivi e pericolosi. Mette in dubbio anche il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli, suggerendo che la mancanza di limiti e senso di responsabilità possano contribuire a questa situazione preoccupante.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la violenza non è solo un problema dei giovani maschi. Crepet nota una crescente tendenza di comportamenti violenti anche tra le giovani femmine, indicando un problema più ampio.
Secondo Crepet, è fondamentale ripristinare un principio di autorità e responsabilità nella società. La scuola dovrebbe concentrarsi sul suo ruolo educativo, senza troppi interventi dei genitori. Sottolinea quanto sia importante dire “no” ai giovani, considerandolo un aspetto fondamentale per una crescita sana e responsabile.