“Vostro figlio è un bugiardo seriale. Se continuate a credergli non crescerà per niente bene. Insulta i compagni, dà fastidio alle bambine. Minaccia: ‘Chiamo mio papà e vi ammazzo tutti’. Vostro figlio ha dei seri problemi di comportamento, andrebbe portato da un neuropsichiatra infantile e curato.”
Queste sono le parole di una maestra di una scuola primaria del torinese. Parole forti all’indirizzo di un genitore che rimane basito e spaesato. Lo spaesamento deriva principalmente dal fatto che suo figlio, in casa, nega tutto. Spiega infatti che sono le maestre ad attribuirgli frasi mai pronunciate o azioni mai compiute. Come se non bastasse, i compagni di classe hanno iniziato a prenderlo di mira, incoraggiati dal comportamento delle insegnanti.
Ed è qui che ha inizio l’avventura del padre che, non sapendo a chi credere, decide di indossare i panni dell’investigatore privato. Utilizzando le sue competenze di tecnico elettronico decide di cucire all’insaputa del figlio e delle insegnanti una microspia, con lo scopo di registrare le giornate scolastiche del figlio per vedere più chiaramente la situazione e trarre quindi le adeguate conclusioni.
Ad inizio anno scolastico i genitori del bambino hanno deciso di fargli cambiare classe a causa di alcune spiacevoli situazioni che si erano verificate. Il cambio è stato vano, tant’è che sono ricominciate le stesse dinamiche. Il bambino a casa raccontava di essere umiliato dalle maestre e dai compagni, inoltre si svegliava di notte spaventato e accusando nausea ed emicrania. Solo il sabato il piccolo era in perfetta forma. Seguito da un pediatra, il problema sembra essere dovuto ad una situazione di forte stress. Chiedendo aiuto alle maestre, i genitori si sono sentiti dire che il figlio è istintivamente portato a mentire e hanno consigliato di rivolgersi ad uno psicologo.
Una volta piazzata la microspia sugli abiti del bambino, il quadro che si delinea è più chiaro. Le registrazioni sono iniziate a partire dal mese di Ottobre e quello che risulta è agghiacciante.
L’avvocato Picco, a cui si è rivolta la famiglia del bambino in questione, ha dichiarato che dai file risulta che le maestre abbiano incitato al bullismo. Ad aggravare la situazione, le insegnanti hanno negato più volte, parlando con i genitori, fatti realmente accaduti o frasi pronunciate, sono arrivate persino ad inventare fatti. Tra le tante registrazioni, risulta anche che il bambino venga accusato di averne colpito un altro, il tutto condito dalla frase della maestra: “È vero che lo vedi fare a casa?”.
Dalle registrazioni inoltre traspaiono anche frasi di tipo razzista, con chiare allusioni alla nazionalità del bambino (“Tua mamma non ha libertà di esprimersi. Vero che funziona così a casa? Chi è che comanda?” o ancora “Mai gli italiani con l’araba”).
L’avvocato ha parlato molto chiaramente: “Le maestre hanno commesso gravi e intollerabili violenze psicologiche sul bambino, sgridandolo violentemente senza motivo, consentendo che venisse malmenato senza intervenire, umiliandolo davanti ai compagni”. L’avvocato Picco richiede dunque l’avvio di un’indagine disciplinare che permetta di allontanare le insegnanti coinvolte.
La notizia, ormai diffusa, ha provocato diverse reazioni. L’ufficio della dirigente scolastica vede la presenza di molti genitori, alcuni intenzionati a vederci più chiaro, altri perché sono piuttosto seccati dalle registrazioni avvenute in classe senza il loro consenso. La preoccupazione è anche nei confronti delle insegnanti, che sono da loro molto apprezzate.
La dirigente scolastica ha dichiarato “Se non si può più dare nemmeno un consiglio per un incontro con uno psicologo ai genitori di un bimbo, allora mi risulta difficile anche fornire delle indicazioni agli insegnanti. Diventa cioè impossibile stabilire un rapporto di collaborazione”
Ma povero bambino discriminanti bullizzato. Accusato ingiustamente . Queste devono andare in galera !
in galera ci deve andare il genitore, e con cotanto pargolo al seguito!
Ci potreste dire il perché non devono andare le Maestre in galera . . .pazzesco come abusano del loro potere per influenzare altri bambini ….il preconcetto parte da noi grandi e non dai bambini. Vergagnateviii
E sentiamo !!! Perche?
Lo penso da sempre, telecamere ovunque, sono luoghi pubblici. Non dico che debbano essere consultabili da chiunque, ma dalla preside, e altri addetti magari esterni, assolutamente si. Si eviterebbero molti dubbi, reticenze, e misteri.
L’insegnante non dovrebbe essere razzista, ma promuovere la cultura della diversità come ricchezza, altrimenti sarebbe meglio dedicarsi ad altro.