La proposta recente della sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, di riportare il voto numerico nelle scuole primarie ha innescato un dibattito acceso.
Frassinetti sostiene che il sistema attuale di valutazione tramite giudizio “ha creato solo confusione nelle famiglie, complicando il lavoro dei docenti”.
In una recente intervista a Il Fatto Quotidiano, ha ribadito che “nella vita, i voti arrivano in ogni caso inesorabili e abituarsi da bambini è un modo per prepararsi alle valutazioni future”.
Tuttavia, Elisabetta Nigris, docente presso l’Università di Milano Bicocca, non è d’accordo con la proposta di Frassinetti.
Nigris, che in passato ha collaborato con rappresentanti universitari, Indire, Invalsi, insegnanti e dirigenti scolastici nella definizione dei criteri di valutazione, sostiene l’importanza di una valutazione descrittiva. Afferma che questa offre la possibilità di individuare e spiegare con maggiore precisione ciò che il bambino ha imparato nella sua totalità e complessità.
La sottosegretaria ha risposto, evidenziando che la valutazione numerica o i giudizi tradizionali possono contribuire all’educazione formativa.
In seguito, Nigris ha sottolineato l’importanza della formazione a tappeto, portando come esempio il caso della Finlandia, un paese europeo che ottiene ottimi risultati nel rapporto Ocse Pisa e che non utilizza la valutazione numerica fino ai 12 anni. Inoltre, ha menzionato come molte scuole secondarie italiane stiano attualmente sperimentando un sistema di valutazione descrittiva.
Secondo Nigris, la percezione di confusione tra i genitori non è principalmente legata al sistema di valutazione in sé, ma piuttosto alla mancanza di investimenti nella formazione in questo campo.
