Non voglio diventare un’insegnante che ha perso la passione per la Scuola.
Non voglio diventare una professoressa che tratta con distacco le classi.
Non voglio diventare una docente incapace di affezionarsi ai suoi studenti.
Non voglio diventare un’insegnante disincantata e cinica.
Non voglio diventare un’educatrice impaurita dalle gite d’istruzione.
Non voglio diventare una mera esecutrice tutta 2.0.
Non voglio diventare una compilatrice di inutili scartoffie in burocratese didattico.
Non voglio diventare una tristona che non sa più ridere alle battute degli studenti.
Non voglio invecchiare male come i colleghi in burnout.
Non voglio diventare la baby-sitter di figli arroganti e anaffettivi come i loro genitori.
Non voglio diventare quella che: “Tanto a che serve protestare?
Tanto a che servono i referendum? Tanto a che serve essere contrastivi?”.
Non voglio un bonus dato ai docenti come gli avanzi a un cane sotto al tavolo.
Non voglio che la cavallina storna esca dalle antologie per fare il ministro dell’istruzione.
Non voglio diventare una succube della deriva aziendalistica della scuola.
Non voglio diventare complice di un sistema che dalla scuola statale vuole solo bassa manovalanza senza diritti.
Non voglio diventare vecchia con questa riforma che non riforma un bel niente.
E non voglio dover cambiare lavoro.