La vicenda che ha coinvolto l’istituto scolastico di Lodi purtroppo è divenuta tristemente nota. Molti bambini stranieri infatti non hanno potuto usufruire del servizio mensa o del pullman scolastico a causa di alcune richieste riguardo dei documenti reperibili nel proprio paese di origine che, per un motivo o per un altro, erano difficili da ottenere.
Il problema però sembra propagarsi a macchia d’olio: secondo l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, Asgi, ci sarebbero altri comuni che stanno seguendo le orme del caso di Lodi.
Il responsabile dell’Asgi spiega: “Si diffonde in molte amministrazioni la scelta di ostacolare l’accesso degli stranieri alle prestazioni sociali, chiedendo documenti su proprietà e beni nei Paesi d’origine in aggiunta all’Isee, non previsti dalla normativa”.
In alcuni comuni addirittura vengono negate alcune prestazioni che sono previste dall’Inps come, ad esempio l’indennità di maternità e l’assegno destinato alle famiglie numerose. Anche in questo caso viene richiesta una documentazione aggiuntiva che però è di difficile reperibilità.
Purtroppo non finisce qui. Infatti per i cittadini extracomunitari residenti in Veneto diventa più difficoltoso ottenere il contributo regionale sui testi scolastici: viene infatti richiesto, oltre l’Isee, anche un documento che attesti il possesso o meno di immobili all’estero o altri redditi provenienti dal paese d’origine.
L’Asgi spiega: “La pretesa dei comuni è iniqua, perché in molti casi lo Stato di provenienza non ha un sistema di catasto, oltre che illogica perché in altri casi le possibilità di controllo dello Stato sulle dichiarazioni di italiani e stranieri inerenti le proprietà all’estero sono assolutamente le stesse”.
Sembra però che la Regione Veneto stia aggiustando il tiro, accettando momentaneamente un’autocertificazione relativa al possesso di beni