Dopo oltre dieci anni di lotta contro la depressione, Noa Pothoven è morta domenica scorsa in una clinica dei Paesi Bassi.
Aveva 17 anni e dopo aver ottenuto il nulla osta all’eutanasia, Noa lo ha subito annunciato sul suo profilo Instangram: “Forse è inaspettato a causa dei miei post sulla registrazione, ma il mio piano era lì da molto tempo quindi non è impulsivo. Vado dritto al punto: entro un massimo di 10 giorni morirò”. Si definiva una guerriera per la malattia mentale.
La scelta è arrivata dopo anni di depressione, bulimia, anoressia in cui era caduta dopo aver subito uno stupro all’età di 11 anni. Un trauma che l’ha completamente devastata e fatta cadere nel buio dell’anima.
Aveva scritto anche un libro intitolato “Winnen of Leren – Vincere o Imparare” perché voleva attirare l’attenzione sui tanti giovani che come lei sono in assistenza psichiatrica, ma che ancora trovano di fronte schemi e chiusure che andrebbero cambiati per aiutare chi ne soffre.
Sul suo profilo Instagram aveva scritto recentemente che la sua sofferenza era divenuta insopportabile. Per l’eutanasia, è stato necessario il consenso dei genitori e del medico curante come previsto dalla legge olandese del 2002.
Una notizia che sconvolge e fa sorgere tanti punti interrogativi su cosa si sarebbe potuto ancora fare per evitare che una ragazza di 17 anni arrivasse a lasciarsi morire così.