No Cellulari, ma Favole e Ninna Nanne

Viviamo in un’epoca veloce, dove sembra che abbiamo perso il tempo per cantare ninne nanne e raccontare favole. La Professoressa Daniela Lucangeli, esperta in Psicologia dell’educazione presso l’Università di Padova, spiega in un’intervista di Orizzonte Scuola che i primi 1000 giorni di vita sono cruciali per la neuroplasticità dei nostri piccoli. In questo periodo, imparano a comprendere il mondo e a connettersi con gli altri.

Lucangeli sottolinea come il digitale stia influenzando questo processo, con fenomeni come il “digital babysitting” e il “parental padding“, dove l’attenzione dei genitori si sposta dal bambino allo schermo.

Il cambiamento nelle abitudini ha effetti profondi sulla formazione delle mappe emotive e cognitive, che coinvolgono non solo le strutture neurali, ma anche la condivisione delle relazioni prosociali. La mancanza di attenzione autentica può minare l’attaccamento sicuro, mettendo in gioco processi millenari di evoluzione come lo sguardo e l’attenzione condivisa.

Quanto alla concezione del bene e del male, Lucangeli sottolinea l’importanza di comprendere i processi morali che vanno oltre l’individuo, abbracciando il bene per il noi. Educare al principio del bene collettivo è fondamentale per prevenire comportamenti problematici nei giovani.

La crescita epigenetica, che combina il potenziale genetico con lo sviluppo ambientale, è un argomento centrale. Lucangeli sfida la metafora della macchina, sottolineando che siamo esseri viventi immersi nell’ambiente. L’ambiente di apprendimento non è solo esterno ma include anche la predisposizione individuale, la motivazione e la relazione con gli altri.

Infine, la tecnologia ha rivoluzionato gli schemi educativi ereditati dai genitori e dagli insegnanti. Lucangeli riflette sul cambiamento sociale causato dal “parent pudding” e la dipendenza dalla tecnologia. La sua risposta sottolinea l’importanza di recuperare il significato umano nell’educazione, affrontando le sfide della tecnologia che spesso sostituisce l’attenzione autentica con gratificazioni artificiali.

La Professoressa sottolinea che educare non è solo un bisogno per gli insegnanti, ma anche per i genitori. La mancanza di attenzione centrata sull’umano ha generato vulnerabilità nei giovani, evidenziando la necessità di una formazione consapevole per modellare le strutture fondamentali della società.

Infine, Lucangeli affronta il tema dell’era della dopamina, sottolineando come la tecnologia abbia invaso il nostro bisogno ancestrale di sguardo e relazione autentica. La dipendenza dalla tecnologia può essere contrastata riportando lo sguardo verso il circuito naturale della ricompensa, rieducando la dopamina a generare desideri anziché dipendenza. La chiave è recuperare il significato umano nella comunicazione, contrastando l’erosione della verità nelle relazioni umane.

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