La voglia di imparare è “proporzionale” alla motivazione ad apprendere per soddisfare la curiosità o l’interesse ad approfondire un dato argomento.
Questo bisogno è di carattere psicologico/intellettuale poiché implica un senso di efficacia, autostima e costanza nello studio. In altre parole bisogna considerare lo studente come persona capace di apprendere mediante le proprie qualità e inclinazioni e in un ambiente sereno, di fiducia e stima reciproca.
Non è sufficiente, quindi, proporre un argomento fornendo solo nozioni poiché si avrebbe una lezione sterile e priva di significato, in senso relazionale, in quanto c’è solo trasmissione di informazioni.
Proviamo ad immaginare un documentario composto solo da immagini e didascalie, oppure un corso di formazione dove si propongono solo slides prive di commento da parte del relatore, come ci sentiremmo? Sicuramente immotivati e annoiati giudicando l’esperienza poco gratificante per ciò che riguarda la voglia di apprendere per ampliare i propri interessi.
Ciò che rende piacevole una materia di studio, quindi, è il coinvolgimento emotivo dell’insegnante, in quanto deve saper trasmettere ciò che ha provato anche lui nell’acquisire le stesse informazioni per farsele poi proprie e trasmetterle a sua volta.
Si può, quindi, sostenere che la motivazione sorge nel momento in cui la persona si pone degli obiettivi e si rappresenta dei risultati che vuole raggiungere, sia essa insegnante o studente, mettendo in atto delle strategie di studio ed emozioni con cui pianificare, organizzare, controllare e valutare il proprio risultato.
L’ambiente relazionale nel quale il sapere, il conoscere, lo sperimentarsi in nuove attività, seppur con la fatica di conquistarle, sono fonte di assenso, lode, riconoscimento e procurano affetto, stima ed accettazione. L’insegnante gode dell’attenzione degli alunni quando lo percepiscono come punto di riferimento e come modello positivo a cui rivolgersi con fiducia.
Il poter imparare o meno allora è sempre collegato a come l’alunno vive dentro di sé le proprie emozioni per crearsi l’identità di studente capace di apprendere. L’alunno, in classe, esperimenta nuove relazioni ed emozioni rispetto al proprio vissuto familiare e sono queste interazioni che sostengono il percorso dell’apprendimento.
La mancanza di applicazione, la svogliatezza, l’incertezza, l’incapacità di apprendere che connotano uno studente poco bravo possono corrispondere spesso alla propria necessità di essere in grado di sostenere emotivamente gli insuccessi nel far da solo. Possono cioè dipendere dal suo bisogno di sentirsi accettato, anche se sbaglia, per acquistare fiducia in sé stesso.
Valutare l’alunno e apprezzarlo solo per il suo profitto può indurre ad ansie e sminuire l’autostima. L’insegnante deve rendersi conto che considerare solo il voto comporta a “spersonalizzare” l’alunno. Tale “svalutazione” della persona causala percezione errata di sé, con la conseguenza che l’alunno rinuncia ad apprendere, sentendosi perennemente inadeguato e adottando di conseguenza un comportamento aggressivo, oppositivo, rinunciatario o passivo.
L’elemento chiave, quindi, è la relazione fra insegnante e alunno e l’ambiente in cui si concretizza. Infatti, una caratteristica della scuola è la relazione asimmetriche che si instaura tra insegnante e studente. Entrambi rivestono ruoli di responsabilità a misura del proprio ruolo; l’insegnante trasmette il sapere mentre lo studente lo riceve.
Ogni insegnante vorrebbe che ogni alunno sia fiducioso ed equilibrato perché possa contribuire a creare un ambiente di classe positivo e privo di intoppi. Purtroppo, un gruppo classe così è solo un’utopia e la presenza di alunni impulsivi, disinibiti o incontrollati può generare difficoltà nella gestione della classe con il risultato di non riuscire a fare lezione.
Il temperamento è una di quelle caratteristiche individuali che incide moltissimo sulle relazioni con l’adulto e con i compagni e influenza le prestazioni scolastiche. Solo l’insegnante che è a conoscenza dell’esistenza di tali differenze è anche in grado di prevenire gli eventuali momenti di difficoltà. Poiché, la definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, delle proprie aspirazioni e delle proprie fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e formazione.
Si evidenzia spesso che la gioia ad apprendere viene completamente trascurata ma è solo alla ricerca di una “nuova” identità. Il fabbisogno di conoscenze degli studenti non si soddisfa con il semplice accumulo di informazioni in vari campi e/o saperi, ma con l’elaborazione delle loro molteplici connessioni. Le nuove tecnologie come l’uso del computer, tablet e lim possono migliorare certi tipi di apprendimento in classe.
I ragazzi d’oggi acquisiscono informazioni in modo immediato e continuo navigando in internet costantemente anche tramite il cellulare. L’istruzione tradizionale deve essere affiancata anche dalla tecnologia per sopperire “all’apatia” e mancanza di iniziativa da parte degli studenti e alla “frustrazione” dei docenti.
La scuola deve fornire occasioni per acquisire consapevolezza delle potenzialità e risorse di ogni alunno, in quanto, ha una funzione orientativa in preparazione alle scelte decisive della vita adulta. Mentre, l’insegnante ha il compito di diversificare gli stimoli, per dare ad ognuno la possibilità di sviluppare al meglio le proprie caratteristiche innate, le quali sono invece spesso intralciate da proposte standardizzate.
I ragazzi vengono stimolati da immagini e video che sono molto più immediati rispetto all’informazione scritta. Ciò che serve alla scuola è una “modernizzazione” a reperire informazioni per approfondire o ampliare un argomento in modo autonomo senza, però, tralasciare la qualità della ricerca e della fonte.
L’insegnante deve sapersi accostare alla nuova generazione di studenti che utilizza sempre più nuovi strumenti di comunicazione e informazione. Insegnare è anche saper coinvolgere l’alunno a sviluppare un senso critico nel reperire le informazioni per aumentare il proprio bagaglio di sapere oltre a tramandare valori e cultura di identità individuale e collettiva.
Manuela Donadoni, Esperto nei Processi Formativi