Il decreto Sicurezza, approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri su impulso del vicepremier leghista Matteo Salvini, ha posto l’attenzione di tutti sul tema immigrazione e integrazione, riaccendendo anche il tema delle scuole ghetto. E così in uno degli asili di Monfalcone, in provincia di Gorizia, quel diffuso sentimento di paura e diffidenza che caratterizza gli italiani in questo periodo storico, ha portato a porre al 45% la quota massima di bimbi stranieri per ogni classe.
Il provvedimento ha avuto il pieno consenso da parte di molti genitori; una delle mamme, sollevata da tale misura adottata per l’anno scolastico appena iniziato, dice: “con 20 stranieri e solo due bambini italiani. Lì dentro, i bambini italiani restano molto indietro con i programmi”.
In particolare, chi sembra essere molto fiera di tale provvedimento, è Anna Maria Cisint, sindaco del Comune, che ai microfoni di Quarta Repubblica dice: “Siamo orgogliosi di questo provvedimento in difesa dei bambini, perché nell’equilibrio si ottiene un risultato migliore”.
Chi sembra invece essere contrario sono gli anziani, che dicono: “Così non imparano né gli italiani né gli stranieri”.
Il problema, stando alle testimonianze della gente del posto, sembra essere la mancata integrazione dei genitori dei bimbi stranieri. Un signore italiano a cui viene chiesto quale reputa essere il maggior danno arrecato al suo comune dagli stranieri, risponde: “Quando cucinano i loro piatti, si sente un odore cattivo.” E continua con “Vogliono comandare a casa mia”.
Un uomo di origini bengalesi invece sembra avvertire un certo ‘doppiopesismo’, e infatti dice: “Se siamo noi a gettare a terra un mozzicone di sigaretta ci chiedono perché. Se lo fa un italiano, nessuno dice niente”.