Aveva 35 anni quando ricevette quella terribile diagnosi. “Ricordo quel giorno, la dottoressa ritornò con le analisi e mi disse che nella mia situazione si arrivava a vivere in media fino a dieci anni. Non riuscì a finire la frase e si mise a piangere”.
Giovanni Filocamo, oggi 39enne, ricorda tutto di quel momento e delle vicissitudini seguenti. E dice “Ricordo che fui io a consolarla. Ero così prima: non piangevo mai, non ero sempre in contatto con le emozioni come mi succede ora. Sono cambiate tante cose, ora mi commuovo per nulla”.
Un tumore che voleva proprio ucciderlo, e stava per riuscirci. “Era grande come un pugno. Dalla prima, nel 2012, sono uscito come se niente fosse. Ma è ricresciuto ed è diventato ancora più grande”. Fino al 2015, quando l’ultimo intervento lo ha lasciato con le capacità motorie intatte, ma non più in grado di comprendere e formulare il linguaggio.
Lui parla così di quella devastante situazione: “Credevo di parlare e di farlo alla perfezione. Invece uscivano parole sbagliate e frasi sconclusionate. Scrivere e leggere era impossibile e la matematica era andata. I primi mesi sono stati durissimi: cercavo le parole e non le trovavo”.
Giovanni è un matematico e divulgatore scientifico; prima della malattia aveva la capacità di compiere equazioni matematiche impossibili. Ora non più. Eppure lui non si è lasciato andare, non si è dato per vinto, ha deciso di rimettersi in gioco.
Al Corriere della Sera racconta: “Quando mi sono risvegliato non sapevo più né scrivere né leggere. Ci ho messo 5 giorni — per decifrare la prima frase e riuscire a dire ‘no’. Il Giovanni di prima è morto così, ma quello di adesso è migliore. A volte penso quasi che mi si sia successo perché diventassi la nuova versione di me”.
Ed è il nuovo Giovanni che infatti è riuscito, dopo solo una settimana dalle dimissioni dell’ospedale San Martino “Miracolo” in Valbisagno, a conseguire il Dottorato in Matematica presso l’Università di Genova, lavoro che aveva iniziato cinque anni prima. E del suo dottorato parla così: “Ho parlato per 90 minuti e non mi sono ricordato solo due parole. Alla prima stavo per mettermi a piangere e invece sono andato avanti”. Orgoglioso e sognatore. E proprio a proposito di sogni, ora vuole riprendere a scrivere, iniziando da sé, dalla sua storia: “Il primo giorno ho scritto solo una riga e mezzo, grazie a mia mamma. Ora arrivo a una pagina e mezza”.
In molti potrebbero definire il suo un miracolo. Di certo è bello leggere queste sue parole: “Sono rinato, non posso dire in tutta onestà se è un bene o un male. È la vita. Cerco di guardare al lato positivo: qualcuno dice che sono più simpatico”. E bello è sapere che in questo “è la vita” sono racchiusi anche la sua voglia di combattere e di sognare.
Dai forza Giovanni… Aspettiamo il tuo libro…