Dopo essere stato interpellato sul caso degli striscioni e delle relative rimozioni avvenute in diverse località italiane, il vicepremier leghista Matteo Salvini nel suo intervento in aula a Montecitorio, durante il question time di ieri 15 maggio, ha esordito dicendo: “Mi occupo di diminuire i reati in questo paese, che infatti sono calati del 15 per cento quest’anno…“.
A presiedere l’Aula della Camera era Mara Carfagna, che è intervenuta per riportare l’ordine durante qualche momento di tensione. Dopo le parole del ministro Salvini infatti i deputati della Lega si sono alzati in piedi per applaudire e dire: “Bravo, bravo“; si sono quindi levate voci di disapprovazione dal gruppo Pd.
La Carfagna si è sentita quindi costretta ad intervenire, e lo ha fatto rivolgendosi così alle opposizioni: “Lasciamo che il ministro dell’Interno possa rispondere senza commentare“. Ed ai leghisti ha detto: “Così private il ministro del tempo a sua disposizione. Non credo che gli stiate facendo un favore. Evitiamo le opposte tifoserie, perché non siamo allo stadio“.
Il ministro Salvini ha poi spiegato che non è suo compito quello di occuparsi delle rimozioni degli striscioni nè di queste contestazioni, ma che deve invece occuparsi di mafiosi e spacciatori. E sull’argomento ha detto: “Anzi, più sono colorati, simpatici e divertenti e più sono disposto ad offrire un bel caffè a chi fa lo striscione più ironico. Ma non tollero insulti o minacce di morte. Se per voi è normale che qualcuno scriva ‘Salvini crepa’, ‘Spara a Salvini’, ‘Salvini mafioso’. Ma sia chiaro, evviva la libertà di espressione e gli striscioni“.
In aula sono stati portati dal Pd alcuni cartelli, tra cui quello di Alessia Morani, in cui si legge “49, come i milioni di euro che la Lega deve restituire allo Stato“, o quello di Alessia Rotta che dice “Non sei benvenuto“. Il vicepremier ha quindi reagito con queste parole: “Ognuno si diverte come può. Anche mia figlia di sei anni si diverte coi disegnini…“.
Mara Carfagna ha allora redarguito il vicepremier leghista, ponendo fine alle contestazioni con queste parole: “Ministro risponda all’interrogazione. Non siamo a scuola. Anche lei, per cortesia, abbia rispetto per quest’aula“.