Quando un bambino inizia a camminare ha bisogno della mano del genitore che lo sorregga nei primi passi per ricercare quell’autonomia che gli consentirà di esplorare con sicurezza il mondo.
Nei momenti di difficoltà, anche da adulti, si riconosce come queste parole, “mi prendi la mano”, risuonino emotivamente di presenza e rappresentino aiuto concreto.
A scuola quante mani si uniscono, si intrecciano, si sfiorano in una continua crescita cognitiva, relazionale ed emotiva.
Spesso, così, mentre correggo un compito con il bambino in piedi accanto, senza alzare lo sguardo dal quaderno, pongo una mano fisicamente verso quel bambino, col palmo rivolto verso l’alto, quasi in un segno di richiesta, di accoglienza…
All’inizio i bambini sono perplessi, non capiscono perché quella mano della maestra sia rivolta verso loro. A volte così mi pongono sul palmo della mano una penna, una caramella… Con un sorriso allora segue la mia richiesta: -Dammi la tua mano. Non voglio altro…
Volentieri te la stringono. Sai allora che ogni errore della penna sarà equilibrato da quella stretta che significa contenimento, regolazione emotiva, risorsa, fiducia, sostegno…
È importante che i bambini abbiano davvero la sensazione che la maestra li tenga per mano anche fisicamente… Quegli errori che la maestra segnerà con l’altra mano, sul loro quaderno, non devono lasciare un segno così profondo, andando oltre quello tracciato su quel compito…
Quando alla fine della correzione, li saluto stringendo loro la mano, a prescindere dall’esito, spesso mi dicono: – Grazie maestra…
Allora capisci che quelle parole sono il loro riconoscimento più sincero, più vero e per te, maestra, il più gradito…
Così, giorno dopo giorno, il supporto ed il calore emotivo divengono basi su cui costruire le esperienze scolastiche, modificando le traiettorie, orientate al successo o insuccesso, di tanti bambini…perchè l’apprendimento passa anche attraverso quella stretta di mano…
Monica se davvero fai così con i tuoi allievi …. è grande! Emanuela.