Molti pensano che fare l’insegnante sia una pacchia: lavori soltanto la mattina e ti fai tre mesi di vacanza d’estate. Ecco, le cose non stanno così, tant’è che la Regione Marche ha presentato una mozione per chiedere al Governo di estendere anche al mestiere dell’insegnante i benefici per i lavori gravosi.
A sostegno di questa tesi, numerosi studi hanno dimostrato che è un lavoro a rischio burnout: l’usura psicofisica infatti colpisce gli insegnanti a tutti i livelli, dalla scuola primaria a quella secondaria di secondo grado. Problemi psichici e suicidi registrano tassi molto alti in questa categoria professionale.
La richiesta è partita dalla vicepresidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Marzia Malaigia, che chiede un impegno alla Giunta regionale per arrivare al Parlamento, al fine di inserire l’insegnamento nella lista dei lavori sottoposti a mansioni usuranti.
I motivi sono evidenti: alla tradizionale funzione educativa, oggi, si aggiunge quella sociale, perché il fenomeno del bullismo è sempre più presente e gli alunni sono più problematici rispetto al passato (in termini di educazione, problemi didattici, differenze socio-culturali, difficoltà cognitive e linguistiche e così via), gli impegni burocratici aumentano, il rapporto tra insegnante e numero di discenti è sempre più asimmetrico e, fattore importante ma spesso sottovalutato, l’età media delle insegnanti è sempre più alta, mentre quella degli alunni rimane costante e addirittura quella delle famiglie si abbassa.
La Regione Marche si batte così per la possibilità di riconoscere la pensione anticipata a tutti i docenti e l’accesso all’APE Social. Questo, inoltre, porterebbe un rinnovamento della classe docente in favore di quella buona scuola che prevede metodologie innovative e tecnologiche, oltre a una preparazione più adatta a una realtà sociale che negli ultimi anni è cambiata molto.
La vicepresidente Malaigia si augura che la mozione venga approvata e che il Governo dia ascolto, per una volta, agli insegnanti.
Speriamo
Riconoscere il lavoro usurante è indispensabile. Nel solo per agevolare il rinnovo della categoria, favorendo nuovi inserimenti, ma soprattutto per i ragazzi. Per svolgere questa professione ci vuole forza, non solo passione. La passione può restare, credo che anche a settant’anni potrei continuare ad amare ciò che faccio ed esercitare con tutta la voglia possibile. Ma non basta, occorre forza fisica, salute, presenza di spirito.
Sono una maestra di Scuola dell’Infanzia, il mio lavoro è riconosciuto usurante,ma quando ho provato ad andare in pensione con l’Ape sociale e con 41 anni di servizio, mi sono resa conto di essermi imbattuta nell’ ennesima legge truffa del passato governo. La pensione che avrei percepito risultava di 1550,00 euro approssimativamente,per cui a causa di quei 50,00euro avrei subito un taglio notevole,riducendo la pensione a1200,00 euro o poco più per 4 anni , il taglio della tredicesima per 4 anni ,senza parlare delle ritorsioni sulla buonuscita.A queste condizioni é impensabile utilizzare questa legge,che a detta di un sindacalista da me interpellato favorisce solo chi ha lavorato molto poco.Pertanto assicuro i colleghi degli altri ordini di scuola che alle insegnanti di Scuola dell’Infanzia non é stato fatto alcun regalo!
Avevo fatto la stessa petizione anni fa
Concordo pienamente,
A60 anni dopo 38 anni di servizio….siamo stressati, stanchi fisicamente e mentalmente.
È usurante, burn out non e’ un rischio , è certezza.
Nonostante la passione la distanza generazionale tra nonni insegnanti e nipoti scolari è troppa.
La primaria è come la materna. Via a 60.
È dignità.
Le firme vanno raccolte Non solo soli sul web
Sono un insegnante di scuola secondaria di primo grado e, avendo letto quanto pubblicato, non posso non essere d’accordo. Io ho 59 anni, ma ho iniziato a insegnare ( dapprima Educazione Musicale passando, poi, allo Strumento Musicale, Pianoforte) all’età di 19 anni. Si, molto presto, poiché col solo 5° anno di Pianoforte, all’epoca, ci si poteva inserire nelle graduatorie per le nomine di supplenza. Negli anni in cui ero supplente, non avendo le idee chiare su “ cosa fare da grane!” , ho praticato l’attività pianistica presso un Ente Lirico, quale Maestro Collaboratore ( dapprima in orchestra, seguitando poi quale Maestro al Ballo e Maestro Collaboratore di Palcoscenico), Piano-bar presso importanti alberghi pentastellati lusso, approdando paesino alla RAI quale Consulente Musicale di programmi culturali .Insomma, ho lavorato direi abbastanza e con soddisfazione. Ma, nel 1990, all’età di 28 anni, dopo aver usufruito di un concorso abilitante riservato, decisi di “darmi” tutto alla scuola, e così fu. Nel 2004 passai a tempo indeterminato. Oggi ho maturato, complessivamente, circa 35/36 anni contributi. Amo molto il mio lavoro di insegnante di Pianoforte, ma pian piano sto notando che il lavoro aumenta, gli stipendi restano fermi, e , cosa ancor più grave, le forze e la durata di sopportazione verso i ragazzi, sempre più vivaci per non dire anche indisciplinati, è sempre più bassa. L’ansia, per le varie scadenze ( tra riunioni, programmazioni, relazioni….per non parlare delle riunioni e dei Collegi , a volte infruttuose)aumenta. Insomma, mi rendo conto che gli anni passano. E, come avrebbe potuto dire Antonio Lubrano, “ La domanda nasce spontanea”: Come sarò a 67 anni? Come potrò relazionarmi con ragazzini di 11, 12 o 13 anni se già, da quando iniziai a lavorare ad oggi , i ragazzi non sanno cosa possa significare buona educazione, puntualità, rispetto delle regole, disciplina, ambizione……? Mi pare, per non dire che ne sono convinto, per tutti gli insegnanti, al di là dell’ordine di scuola, dovrebbero andare in pensione a 60 anni con 35 ( così come previsto dagli scatti stipendiali!!!), 38 anni di servizio, o, quanto mento, o che venga accordato quale lavoro usurante per tutti i gli insegnanti. Insomma, lasciate liberi di decine quando andare via dalla scuola, pur pagando delle penali asseconda degli anni di anticipo. Ma è inammissibile lasciare un insegnante a scuola fino a 67 anni, se non addirittura 70 come da qualche tempo si vocifera. L’insegnante, a quell’età, diventa un caco!