Lo scrittore Massimo Gramellini si esprime in merito alla vicenda che ha visto una maestra essere condannata a 50 giorni di reclusione per aver sgridato e strattonato i suoi studenti.
Durante il processo la difesa aveva sottolineato la contraddittorietà delle testimonianze. Il giudice ha comunque concluso che la docente ha sgridato gli alunni in maniera esagerata. Da qui la condanna.
“Si può condannare una maestra a quasi due mesi di reclusione per avere sgridato dei bambini di quinta elementare che, dopo avere imbrattato le pareti dei bagni con le loro feci, avevano ignorato i rimbrotti della bidella con sovrano menefreghismo?” scrive Gramellini sul Corriere della Sera.
“Non riesco più nemmeno ad avercela coi genitori che hanno sporto denuncia. Ormai tutto quello che si poteva dire sul rimbambimento narcisistico della categoria è stato detto: basta che un figlio racconti di essere stato vittima di un sopruso perché certi padri e certe madri prendano per buona la sua versione e si scaglino contro l’educatore esterno che ha cercato di supplire alle loro carenze. Come se la condanna dell’insegnante servisse ad assolverli” prosegue.
“Sospendo il commento sul tribunale di Parma, anche se i polpastrelli mi prudono sulla tastiera (persino il PM aveva chiesto il proscioglimento). Me la prendo invece con il ministero dell’Istruzione che non ha sentito il dovere di contro-denunciare quei genitori per «culpa in educando»” aggiunge.
“Ammettiamo pure che, nella sua ramanzina, la maestra abbia usato toni troppo vivaci. Resta l’atteggiamento dei piccoli vandali. E queste sono cose che non si improvvisano. Richiedono un lungo allenamento casalingo e sparring-partner adulti che addestrino a coniugare vittimismo e strafottenza” prosegue.
“Dopo una decisione come questa, quale insegnante oserà ancora alzare la voce davanti alle malefatte dei suoi allievi? Trangugerà il rimprovero per quieto vivere e si andrà avanti così, maleducati e contenti” conclude.