È drammatico dirlo, ma sette italiani su dieci non hanno il livello di competenze necessarie per interagire in modo efficace nel XXI secolo. Stando a questo quindi, sette italiani su dieci sono “analfabeti funzionali”. A fare questa pesante affermazione è un rapporto sulle competenze degli adulti pubblicato dall’Ocse.
Quello che traspare dal rapporto quindi è la necessità di cambiare drasticamente il modo in cui vada insegnato a scrivere agli alunni. Questo può essere possibile ampliando quello che riguarda la didattica dell’italiano. È questo l’obiettivo che si pone ed è anche il protagonista di un testo di 11 pagine redatto da una commissione creata lo scorso luglio e coordinata da Luca Serianni, professore di Storia della lingua italiana alla Sapienza di Roma.
Il professore dunque vuole spiegare le necessità che si celano dietro al documento redatto: “Il testo letterario resta centrale, ma per imparare a porsi al mondo in modo critico e consapevole, potenziare il lessico e le strategie retoriche, bisogna allargare lo sguardo, per esempio agli articoli di giornale”. Serianni però tende a precisare che non si tratta di trasformare gli alunni in giornalisti, e quindi prosegue: “Gli studenti hanno un lettore obbligato, che è il professore. A scuola nessuno insegna ai ragazzi come catturare l’attenzione di chi legge. Ma così non avranno mai dimestichezza con gli stratagemmi che si usano per attirare la loro di attenzione, per esempio le interrogative didascaliche. Allenarsi a sviluppare e argomentare una tesi è vitale per la comprensione dei testi più complessi, ma anche per riconoscere e valutare un testo ben argomentato”.
Il docente inoltre vorrebbe riportare l’attenzione su uno strumento ormai da tempo molto svalutato, ovvero il riassunto. Questo infatti è utile per valutare il livello di comprensione del testo degli alunni. Serianni sarebbe favorevole ad ogni tipo di riassunto, anche scientifici o di articoli di giornale.
Si stanno comunque prendendo provvedimenti anche riguardo alle scuole superiori, infatti si sta provvedendo alla creazione di un secondo documento scritto: “Il testo su cui stiamo lavorando è destinato al ministero, che avrà l’insindacabile compito di scegliere le tracce che ritiene opportune. Il nostro intento non è rivoluzionare il punto di arrivo del percorso. Ci sarà sempre un testo letterario, ma tra le nostra indicazioni ci sarà anche la proposta di rivedere il numero di stralci, documenti, citazioni e riflessioni date ad appoggio dello svolgimento. Lo studente cade nella tentazione di fare un collage, ma alla fine delle superiori deve dimostrare di aver imparato a ragionare con la propria testa” questo quanto detto da Serianni.
Niente sintesi finché uno studente non sia capace di scrivere un testo.Pena la bocciatura di Serianni.
La sintesi serve a dimostrare la comprensione di un testo. È un esercizio poco diffuso e molti adulti istruiti si trovano in difficoltà. Da qui nasce l’analfabetismo funzionale.
Produrre un testo richiede competenze diverse e soprattutto bisogna evitare che il testo nasca da una sorta di copia e incolla.
La capacità di sintesi dimostra la comprensione di un testo. Il riassunto è poco diffuso e molti adulti, anche istruiti, sono in difficoltà nel capire gli argomenti essenziali di un testo. Da qui deriva l’analfabetismo funzionale.
La produzione di un testo richiede altre competenze e tutte le competenze fanno parte della conoscenza della lingua.
I testi non si producono , si scrivono, si compongono: questa espressione, normalmente connessa ad una “specifica competenza” è spia di una visione produttivistica , manageriale, aziendalistica della conoscenza e della scuola. Si ingabbia nella valutazione quantitativa il docente e, così facendo, si sfronda ogni capacità creativa degli studenti. Non è detto che rigore e giudizio qualitativo siano in antitesi.
Luca Serianni è un ottimo docente ed esperto di lingua, sono stato suo allievo a suo tempo. Finalmente dice cose che dovrebbero essere ripetute e ricordate a tutti una volta al mese. Ma, al di là delle affermazioni generali, non ho mai sentito nessuno reagire, scandalizzandosi, nel vedere forme assurde e sbagliate come questa: “io c’ho” “noi c’abbiamo”. Se non c’è la vocale i dopo la c, la pronuncia – in italiano – è “io co” “noi cabbiamo”. E’ possibile che, dopo i pochi eruditi poliziotti delle intercettazioni, e i sottotitoli della Tv, anche giornalisti seri e perfino scrittori abbiano adottato questa demenziale forma pseudo colloquiale? A questo punto siamo arrivati!? Allora si scriva “ciabbiàmo”, è più giusto. Insomma, dico a quelli del ministero della P.I. svegliatevi, svegliatevi, fate degli spot, proclami, dichiarazioni pedagogiche ed esplicative, messe a punto, pro memoria, fate qualcosa! Finora le loro energie si sono spese soltanto nella distribuzione di temi di italiano complicati, astrusi e assurdi, frutto di menti perdute nei dettagli più sciocchi.
Commento condivisibile.
Luca Serianni è un ottimo docente ed esperto di lingua, sono stato suo allievo a suo tempo. Finalmente dice cose che dovrebbero essere ripetute e ricordate a tutti una volta al mese. Ma, al di là delle affermazioni generali, non ho mai sentito nessuno reagire, scandalizzandosi, nel vedere forme assurde e sbagliate come questa: “io c’ho” “noi c’abbiamo”. Se non c’è la vocale i dopo la c, la pronuncia – in italiano – è “io co” “noi cabbiamo”. E’ possibile che, dopo i pochi eruditi poliziotti delle intercettazioni, e i sottotitoli della Tv, anche giornalisti seri e perfino scrittori abbiano adottato questa demenziale forma pseudo colloquiale? A questo punto siamo arrivati!? Allora si scriva “ciabbiàmo”, è più giusto. Insomma, dico a quelli del ministero della P.I. svegliatevi, svegliatevi, fate degli spot, proclami, dichiarazioni pedagogiche ed esplicative, messe a punto, pro memoria, fate qualcosa!