Vittorio Feltri racconta su Libero i tempi in cui era studente. Il giornalista e saggista scrive con nostalgia dei tempi che furono paragonandoli all’attuale situazione scolastica, decisamente stravolta dall’epidemia ancora in corso.
“Per certi versi ho nostalgia della scuola, poiché essa ha rappresentato il luogo, o meglio, l’istituzione, che mi ha dato l’opportunità non soltanto di apprendere cose utili, ma pure di avere a che fare con tanti ragazzi, poi diventati adulti, con i quali ho imparato a vivere in gruppo“.
“Gli studenti sigillati in casa, non si annoiano solo perché alternano la televisione con le lezioni tramite web, che probabilmente sono una potente rottura di scatole. Alcuni dei miei eredi mi hanno confessato che a scuola non si recavano volentieri, in quanto permanere quattro o cinque ore al dì inchiodati al banco ad ascoltare le fregnacce degli insegnanti non era allettante“. Tuttavia, continua Feltri, “oggi che l’accesso agli istituti è vietato rimpiangono quella che consideravano una scocciatura“.
Secondo Vittorio Feltri la scuola ha un ruolo fondamentale per “sperimentare l’umanità e se stessi, per stabilire rapporti non banali e di conforto reciproco tra gente in tenera età. Questa si chiama educazione. Poi viene la grammatica“
Il fondatore di Libero conclude con un pensiero sulla Maturità: “Sono considerati erroneamente obbligatori quando invece sono superflui, se non per i privatisti. Infatti il corpo docente che ha allevato per cinque anni una scolaresca sa perfettamente chi è maturo e chi no. Tra l’altro coloro che sono arrivati in fondo al ciclo degli studi evidentemente sono degni del diploma. Che bisogno c’ è di sottoporli a un giudizio finale nel momento in cui sono giunti all’ultima curva?“