“Professoressa, mia madre è a letto, immobile, e io devo starle vicino nel pomeriggio. Non riesco nemmeno a pensare ai compiti. Ho anche due fratellini da badare. Miei genitori sono separati, quando sono con mio padre, non ho tempo per fare i compiti perché mi porta sempre in giro.”
E ancora: “Professoressa, i miei genitori litigano sempre, mia madre è nervosa, mi sgrida, non riesco a concentrarmi sui compiti. Amo il pattinaggio, ma non posso più praticarlo a causa dei compiti. Voglio andare bene a scuola, ma è difficile.“
Un’altra studentessa scrive: “Professoressa, gioco a calcio e studio di notte. Non voglio rinunciare al calcio, sono bravo e posso diventare qualcuno…“
Gli occhi si riempiono di lacrime, il ragazzo piange. La professoressa risponde con una domanda rivolta a tutti: “Perché pensate che ogni ragazzo debba avere una stanza tutta per sé, due genitori sani e amorevoli, un tutor e tanto tempo libero? Perché non considerate le differenze sociali, familiari, ambientali, emotive quando parlate di educazione sentimentale, pari opportunità e inclusione?“
La professoressa, Arianna Fioravanti, insegna Lettere in una scuola secondaria di primo grado a Tivoli. È convinta che gli insegnanti non dovrebbero assegnare compiti a casa agli studenti. Questa pratica, dice, è inutile, sbagliata, ingiusta e discriminatoria. Non tutti hanno le stesse opportunità domestiche e una casa tranquilla per studiare.
“Mi rivolgo a coloro che criticano il mio metodo didattico,” insiste la professoressa. “Valuto il lavoro degli studenti per ciò che dimostrano a scuola, non per ciò che fanno a casa. Voglio lasciarli liberi di occuparsi di altro, di seguire le loro inclinazioni e di sognare.”
Con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie, la questione dei compiti da assegnare a casa diventa più pressante. La professoressa spiega: “Non assegno compiti per le vacanze. Vacanza significa essere liberi, vuoti.“
In un intervista di Orizzonte Scuola, quando le viene chiesto perché non assegna compiti a casa, risponde: “Per diverse ragioni, una delle quali riguarda le disparità. Non tutti hanno le stesse condizioni a casa. Dopo sei ore di studio a scuola, caricare i ragazzi di altre ore di studio può essere svantaggioso dal punto di vista dello stress. Se il sistema basato sui compiti funzionasse, non avremmo risultati così bassi.“
I compiti, secondo la professoressa Fioravanti, ostacolano le attività sportive, la vita sociale e persino lo sviluppo di passioni individuali. “L’attività sportiva è fondamentale per la crescita psicofisica. I miei studenti sono sereni e motivati, perché lavorano in classe, collaborano, imparano abilità sociali e si aiutano a vicenda.“
Riguardo agli apprendimenti, la professoressa afferma: “I risultati sono buoni. Il mio metodo si basa sulla cooperazione, l’apprendimento di abilità sociali, il benessere e la pratica. Lavorano spesso in gruppo, si aiutano, si cimentano nel ruolo di insegnanti e chi ha più difficoltà si fa aiutare con piacere.“
Infine, la professoressa Fioravanti spiega la sua visione sulla caduta degli apprendimenti: “L’allontanamento della scuola dai bisogni e dagli stili di vita attuali. La società è cambiata, ma il metodo scolastico è rimasto immutato. La scuola deve rinnovarsi stimolando, ad esempio, il piacere della lettura, essenziale per la competenza linguistica.“