È possibile insegnare a 20 anni? La storia di Salvatore Scilanga, classe 2001, sembra rispondere affermativamente a questa domanda. Studente di Ingegneria Informatica, decide di ottenere i 24 crediti necessari per poter insegnare subito dopo aver ottenuto il diploma di scuola superiore. A soli 19 anni viene chiamato per il suo primo incarico e a 20 siede già dall’altra parte della cattedra. La storia di Salvatore ti incuriosisce? Allora continua a leggere.
TRA GLI INSEGNANTI PIÙ GIOVANI D’ITALIA
La passione per l’insegnamento lo ha accompagnato nel corso dell’ultimo anno di scuola superiore. Salvatore Scilanga, inizialmente deciso a intraprendere la carriera medica, si è spaventato nel pensare agli ostacoli da affrontare nel cammino. Così, ha deciso di provare il test e allo stesso tempo iscriversi all’Università per conseguire i 24 crediti formativi abilitanti all’insegnamento.
Ma da dove viene questa voglia di iniziare così presto la carriera di insegnante in un mondo in cui l’ingresso nel mondo del lavoro sembra essere sempre più posticipato? La motivazione principale di Salvatore è quella di “trasmettere le proprie conoscenze imparate a scuola”.
Inoltre, a detta di Scilanga, insegnare a 20 anni sarebbe un ottimo modo per imparare, oltre che per far sì che gli altri imparino. Perché “ogni giorno si apprendono nuove nozioni, concetti che ognuno di noi potrà mettere nel collettivo così da arricchire il proprio bagaglio culturale”, spiega.
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INSEGNARE A 20 ANNI
Salvatore è consapevole del fatto che la sua professione a un’età così giovane e soprattutto così vicina a quella degli studenti potrebbe spaventare molti suoi coetanei, che non avrebbero il coraggio di fare la sua stessa scelta. Tuttavia, ci tiene a rassicurare chi provi questo sentimento di paura parlando del bel rapporto che si è creato con i suoi alunni.
Definisce questo rapporto con tre parole chiave:
- rispetto
- collaborazione
- responsabilità.
Nel caso di Salvatore, inoltre, si è trattato di un inizio di carriera particolare, a causa della situazione dettata dall’emergenza sanitaria. Le sue prime lezioni, verifiche e interrogazioni si sono sviluppate online, attraverso la DAD (Didattica a Distanza).
Certo, si è trattata di un’ulteriore sfida per il giovane neo-insegnante, che però ha deciso di affrontarla con coraggio e a testa alta. Ecco le sue parole a riguardo: “Fortunatamente oggi abbiamo a nostra disposizione moltissimi strumenti digitali che ci danno l’opportunità di essere sempre aggiornati. Questo permette ai ragazzi di scambiarsi in maniera continua idee, opinioni, strumenti che favoriscono la crescita personale e della collettività”.
Dalla sua parte aveva anche il fatto che conoscesse già molto bene le dinamiche della DAD, avendole vissute in prima persona l’anno precedente. Questo, insieme al suo essere dinamico e flessibile (anche dettato dalla giovane età) ha permesso un’inclusione molto rapida all’interno del sistema scolastico.