Un sondaggio online sui disagi che quotidianamente vivono i docenti trasferiti dal piano straordinario Renzi in province diverse dalla propria è stato condotto nei mesi di agosto e settembre dal Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti umani.
Su 242 insegnanti fuori sede, il il 62,3% ha dichiarato di spendere annualmente per il proprio sostentamento tra i 5000 e i 10.000 euro; il 28,8 % accusa addirittura una spesa superiore a 10.000 euro. Le prime tre regioni in cui risultano lavorare gli intervistati sono: la Lombardia con il 17,3%; il Lazio (16,12%) e la Toscana (14,5%).
Il Prof. Romano Pesavento, Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, scrive: “In un contesto del genere ci chiediamo seriamente se non sia il caso di rimodulare le caratteristiche della Carta del docente, quando chi vive fuori dalla propria città di residenza affronta costi che intaccano inesorabilmente il proprio stipendio fino a vederlo scomparire senza alcuna possibilità di risparmiare qualcosa per se stesso e i propri figli. Si parla di autentico allarme povertà nei casi di famiglia monoreddito con affitto da pagare, spostamenti vari, acquisto beni di consumo nelle costose città del Centro – Nord”.
Il risultato è quello di non riuscire a far conciliare le cure mediche con le rate dell’affitto. Secondo il questionario, ad essere più colpite risultano essere le classi di concorso relative alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alle discipline giuridiche ed economiche. Gli intervistati si sono detti disponibili ad accettare qualsiasi utilizzazione (disponibilità ad essere utilizzato in compresenza; disponibilità ad essere utilizzato in attività di potenziamento didattico; disponibilità ad essere utilizzato in attività di sostegno previa formazione; disponibilità ad essere utilizzato in orario pomeridiano e nel mese di luglio per le attività di recupero – con ripresa in servizio nel mese di ottobre) pur di agevolare il proprio rientro.
Ad oggi le proposte lanciate dal governo per favorire il rientro degli insegnanti potrebbero essere: tempo pieno al sud (in Sicilia è stato firmato nei giorni scorsi un’intesa con la regione Sicilia per avviare una sperimentazione); stabilizzazione dei posti di sostegno in deroga; corsi di sostegno.
Il Miur scrive che con queste misure molti insegnanti vedranno aumentare le possibilità di rientro nelle proprie regioni.