Il Ministro dell’Istruzione Bianchi si esprime in merito alla didattica a distanza e alle criticità che ha fatto emergere.
“Quando è venuto il momento di usare gli strumenti a distanza, la Dad, acronimo ormai indicibile, non era in alternativa alla presenza, ma in alternativa alla totale assenza. L’alternativa alla Dad era la chiusura totale delle scuole. Rispetto a questo i nostri insegnanti, in prima battuta, hanno usato lo stesso sistema di didattica trasmissiva che vi era in precedenza, a cui erano stati preparati, utilizzando un computer come strumento intermedio” dichiara a Il Corriere della Sera.
La didattica a distanza “ha messo in evidenza non solo la criticità dello strumento, ma anche la criticità di modelli educativi essenzialmente di caratteri trasmissivi che erano già stati in qualche modo segnati dal tempo. Si impara anche dalle situazioni difficili. Certamente bisogna superare questa fase e tornare a una scuola in presenza, che però non sia la vecchia scuola trasmissiva“.
“Noi oggi dobbiamo diffondere i casi di buone pratiche nell’inversione dell’uso della didattica a distanza: si usa per esempio per mettere in connessione una scuola di Milano e una di Bari, una scuola della Sicilia e una della Francia, cioè per realizzare attività che prima erano quasi impossibili. Noi con la didattica a distanza possiamo far partecipare un professore che sta in America alle lezioni” prosegue.
“La didattica a distanza non deve essere sostitutiva della presenza degli studenti, ma uno strumento di un apprendimento più dinamico, più aperto, più inclusivo. Cioè ancora una volta vale il discorso che facevamo prima: non dominati dalla tecnologia, ma noi in grado di dominare la tecnologia” conclude Bianchi.