Samarcanda, quante volte l’avremo canticchiata da quel lontano 1977, anno in cui vide la luce? Un testo orecchiabile, sonorità allegre e ballabili, Samarcanda è sicuramente uno dei brani più noti di Roberto Vecchioni. Il violino di Angelo Branduardi, il ritornello divertente ” Oh Oh cavallo, oh oh” l’hanno resa subito famosissima: Vecchioni, però, avvertì sin da subito una grande insoddisfazione: il pubblico non aveva affatto colto il senso e il significato di Samarcanda e del suo testo.
Le sonorità ci trasferiscono in Oriente e la storia, drammatica, trova riscontro in altre narrazioni letterarie soprattutto orientali, in cui si racconta il rientro di un soldato dalla guerra. Fra la folla in festa, il soldato scorge una donna vestita di nero. Ella è la personificazione della morte La prima strofa, infatti, dice:
Ridere, ridere, ridere ancora,
ora la guerra paura non fa
brucian le divise dentro il fuoco la sera
brucia nella gola vino a sazietà.
Musica di tamburelli fino all’aurora
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora
vide che guardava lui e si spaventò.
Una volta riconosciuta la Morte, il soldato chiede al sovrano un aiuto per fuggire via, a Samarcanda:
«Salvami, salvami, grande sovrano
fammi fuggire, fuggire di qua
alla parata lei mi stava vicino
e mi guardava con malignità».
«Dategli, dategli un animale
figlio del lampo, degno di un re
Presto, più presto perché possa scappare,
dategli la bestia più veloce che c’è».
La fuga prende il via, con l’ausilio del famoso cavallo del ritornello:
«Corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò
non ti fermare, vola ti prego
corri come il vento che mi salverò.
Oh oh cavallo, o-oh cavallo,
oh oh cavallo, o-oh cavallo, oh oh!»
Scorrono veloci i paesaggi, ma all’arrivo a Samarcanda il soldato ha una brutta sorpresa: la nera signora è anche lì e lo attende. Quindi, sbigottito, chiede spiegazioni alla donna:
Fiumi, poi campi, poi l’alba era viola
bianche le torri che infine toccò,
ma c’era tra la folla quella nera signora
e stanco di fuggire la sua testa chinò:
«Eri fra la gente nella capitale
so che mi guardavi con malignità
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua»
La risposta della Morte racchiude il vero significato del testo narrato: la morte è inevitabile, il destino deve compiersi così com’è scritto e non si può fuggire a esso. Infatti la signora risponde:
«Sbagli t’inganni ti sbagli soldato
io non ti guardavo con malignità
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l’altro ieri là?
T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua».
La sua fuga, quindi, non ha fatto altro che assecondare il suo destino, portandolo dritto in braccio alla donna nera da cui credeva di fuggire. Lei in realtà lo attendeva lì. L’ultima strofa sembra offrire uno spiraglio di speranza, che non è altro che vana illusione:
«Non è poi così lontano Samarcanda
corri cavallo, corri di là
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà.
Oh oh cavallo, o-oh cavallo,
oh oh cavallo, o-oh cavallo, oh oh!»
Si parla di Morte, quindi, e della sua ineluttabilità. Un episodio degli esordi, legato proprio a questo brano, scosse profondamente il cantautore, che mise persino in discussione la sua voglia di continuare il percorso intrapreso: durante un concerto a Bologna in onore di Francesco Lorusso, militante di Lotta Continua ucciso nel ’77, all’esecuzione di Samarcanda il pubblico si alterò. Ritenuta una canzone non adeguata all’evento perché troppo allegra, le proteste furono tanto aspre da costringere Vecchioni a lasciare il palco.
Il pubblico non aveva capito il significato di Samarcanda e Vecchioni subì moltissimo questa grande disattenzione, tanto più che dietro un testo dai chiari riferimenti letterari si celava anche una motivazione più intima: la morte del padre, che sembrava essersi salvato dalla malattia, ma dovette fare i conti, appunto, con l’inevitabilità della Signora Morte.