Anche l’inquinamento tessile si sta rivelando nocivo per il nostro ambiente, in quanto buttiamo circa l’811% di vestiti in più rispetto al passato. Catene di negozi di ultima generazione come H&M, Zara e Primark, hanno messo in discussione l’industria dell’abbigliamento lanciando capi low cost che creano danni ambientali veri e propri.
Questo tipo di commercio è molto gettonato, perché oltre ad offrire capi di ultima moda a prezzi molto bassi, offre anche una quantità variegata di vestiti che ormai per i cittadini è diventato un consumo vero e proprio, in quanto non si bada più alla qualità, ma alla quantità, per cui, magliette, pantaloncini, sono diventate dei veri e propri usa e getta, causa di questo mercato e l’abbondanza di rifiuti tessili nell’ambiente che è ormai diventato davvero insostenibile.
Secondo sondaggi ambientali, le discariche di tutto il mondo contengono circa 12milioni di indumenti che contribuiscono all’effetto serra, dal 1960 al 2015 c’è stato un record di rifiuti tessili, solo nel 2015 sono finiti in discarica circa 1630 tonnellate di vestiti. Sono dati preoccupanti per il nostro ambiente, per cui si dovrebbe educare i consumatori di riflettere prima di acquistare, perché dietro tutto questo c’è un degrado ambientale che risulta nocivo e tossico per l’ambiente ed anche per la salute umana.
Riguardo questo inquinamento tessile ci si dovrebbe soffermare anche sulla manodopera che produce tantissimo ed è sottopagata, senza contratti e senza tutele, tutta questa merce costa tanto all‘ambiente e poco all‘uomo. Su questo nuovo tipo di commercio si evidenzia: bassa qualità e durata limitata, per questo sarebbe necessario intervenire e fare un inversione di tendenza ed invitare le persone a sostenere un consumo consapevole che sembrerebbe addirittura utopico.