Quando si parla di scuola, molto spesso purtroppo, si finisce col parlare di bullismo. È proprio all’interno degli istituti scolastici infatti che si manifestano i primi segni di discriminazione nei confronti dei più deboli.
Antonello Venditti è stato proprio uno di quelli che da bambino ha subito diverse vessazioni a causa del suo peso. La prima persona a dargli addosso è stata quella che in realtà avrebbe dovuto difenderlo: la madre. Proprio la mamma infatti lo denigrava di continuo per il suo peso in eccesso e provava a convincere di questo anche il padre.
Il cantante sfogava le sue insicurezze con il cibo, arrivando a diventare sovrappeso di circa 100 chili. Erano proprio questi suoi chili di troppo a renderlo ridicolo agli occhi dei suoi compagni di classe che lo avevano soprannominato “Cicciabomba”. Questo dunque lo rese insicuro, facendolo diffidare da ogni sorriso ricevuto dalle ragazze.
Il bullismo costante però è stato trasformato in un punto di forza per Venditti, il quale ha trasformato questo suo malessere in qualcosa di diverso. Il suo dolore dunque si è trasformato in musica.
Il cantante si racconta: «Era talmente poca la stima che avevo di me che mi attaccavo all’unico vizio che mi era concesso: il cibo. Mangiavo tutto il giorno. La domenica poi era drammatica. Mi svegliavo nei profumi del ragù che mia nonna aveva messo da ore sul fuoco, ci inzuppavo tre rosette e poi poco prima di mezzogiorno uscivo per andare a messa. All’andata, facevo sosta dal gelataio più buono del quartiere e mi facevo fare una coppa con cioccolato, nocciola e panna con l’amarena e due cialde. Al ritorno idem. Poi il pranzo: la pasta, il filetto, le patatine fritte. Visto che nessuno mi fermava, lo feci io. Arrivato a 94 chili, ma forse anche a 98, dissi basta».