Vivono in condizioni estremamente disagiate, in condizioni fisiche dannose, in continuo contatto con insetti, glisofato, morsi di serpente, dolori alla schiena, si tratta di bambini schiavizzati che lavorano intensamente, non sono tutelati per di più sottoposti ad ore lavorative interminabili. Questo accade in Costa d’Avorio dove oltre un milione di bambini vengono sfruttati con una manodopera che dalle nostre parti sarebbe giudicata illegale, per assicurare e portare benessere in paesi occidentali, la nostra amata cioccolata è il risultato di una tragedia senza fine.
Questi bambini non vanno a scuola e vivono nella povertà più assoluta, lavorando nonostante l’età infantile e costretti a vivere in una condizione di estremo disagio. nel 2001, l’industria del cioccolato si era impegnata per la loro tutela, ma in Costa d’Avorio è rimasto tutto uguale.
Diversi giornalisti hanno realizzato inchieste per far conoscere dietro il benessere della nostra tavola cosa si nasconde, ciò che è venuto fuori fa davvero rabbrividire, un lato oscuro davvero drammatico. Un lavoratore su tre è un bambino, hanno tutti meno di 14 anni e sono venduti dai trafficanti che gestiscono la loro schiavitù, sono abbandonati a se stessi, lontani dalle famiglie, non ricevono salario e lavorano solo per ottenere in cambio del cibo e per di più alto è il rischio di ferirsi.
Nei luoghi in cui vivono non hanno elettricità, dormono accampati, non hanno acqua potabile a loro disposizione per cui possono facilmente ammalarsi di malaria e rischiare morsi di serpenti che talvolta risultano fatali, purtroppo le famiglie che li lasciano al loro destino acconsentono perché è l’unico modo per trarne sostentamento. Questi piccoli lavoratori sono in continuo contatto con sostanza cancerogene, vivono in condizioni assurde, ad oggi nulla è cambiato. I giornalisti che seguono tali inchieste si battono per cercare di far venire alla luce tale vicenda e renderla visibile agli occhi di tutti, in modo tale che questi bambini possano essere salvati e vivere in condizioni dignitose.