Se siete tra le persone che sono riuscite a vedere la barriera corallina dovete ritenervi davvero fortunati, poiché quel suo rosso vibrante, con la sua particolare sfumatura, da qualche anno a questa parte è solo un lontano ricordo.
Oggi infatti i coralli sono del tutto bianchi, praticamente morti. Gli allarmi lanciati dagli ambientalisti riguardo alla salute di questo patrimonio naturale non andavano presi con superficialità. Da essere umani dovremmo anzi sentirci un po’ in colpa per non esser stati capaci di fermare questo disastro che era più che annunciato.
Si può solo sperare che ci sia da insegnamento in riferimento alle tante bellezze naturali che ancora rischiamo di perdere per sempre se continuiamo a trattare l’ambiente senza rispetto alcuno. E non si sta parlando semplicemente della perdita sul lato del turismo, bensì su quanto la barriera corallina fosse importante dal punto di vista ambientale.
Non è un caso che il suo nome sia “barriera”, infatti il suo ruolo principale è proprio quello di trattenere e mitigare i moti ondosi che arrivano dal largo. Per non parlare di tutte le specie marine che si sono sempre nutrite grazie alla barriera corallina e che in essa hanno sempre trovato un luogo adatto alla loro riproduzione.
L’anno peggiore è stato il 2016, anno in cui il peggioramento delle condizioni ambientali registrate dagli esperti ha davvero scioccato gli studiosi. La causa della morte della barriera corallina? Forse in molti vorremmo negarlo per non sentirci costretti a prenderlo sul serio, ma purtroppo si è trattato proprio del surriscaldamento delle acque oceaniche.
E pensare che finora le acque hanno soltanto iniziato a scaldarsi: appena qualche grado di temperatura in più. Chissà allora quali altri gravi danni ci aspettano per il futuro. Per la barriera corallina pare ci sia ormai ben poco da fare: il 90% è ormai morto, e per il restante 10% andrebbero prese misure di sicurezza, ma ad oggi poco si crede che ciò venga fatto in tempi utili.
Secondo il parere degli esperti per far riprendere i coralli dal loro sbiancamento servirebbero almeno 5 anni di condizioni ottimali di temperatura. Purtroppo però gli eventi registrati negli ultimi decenni non fanno ben sperare: ondate consecutive di calore che non hanno mai smesso di colpire la barriera. Ma ciò che colpisce negativamente è soprattutto il fatto che molte fonti giornalistiche abbiano puntato sulla grave perdita a livello economico piuttosto che naturalistico.
Come è stato quantificato il danno? In miliardi che l’Australia andrà a perdere per la riduzione del turismo. Altro dato che risulta negativo sta nell’ipotesi di perdita dello status di Patrimonio mondiale dell’Unesco, avuto nel 1981. E la bellezza del paesaggio naturalistico unita alla sua fondamentale importanza dal punto di vista dell’equilibrio marino? Purtroppo l’uomo, così cieco ed irresponsabile da non accorgersi di cosa stava perdendo, anche dopo il disastro riesce a vedere solamente la perdita economica.