“La settimana dell insegnante”: eccola l’ opportunità che stavo cercando.
Sì perché di opportunità si tratta: ho sempre voluto ringraziare quel prof entrato improvvisamente nella mia vita e che allo stesso modo se n’è dovuto allontanare. Ho sempre voluto mostrare la mia riconoscenza verso quel prof che, pur sapendo che il tempo passato con gli stessi alunni e nella stessa scuola non sarebbe stato mai abbastanza, condivide con loro momenti importanti, attimi fuggenti, periodi strani, intensi, ambigui. Ho sempre voluto mostrare la mia gratitudine verso quel prof strano, strano perché non è da tutti impegnare il proprio cuore nel lavoro, non tutti gli insegnanti sanno riporre speranze e fiducia negli studenti, “rischiando” di rendere lo studio quasi una gioia.
Si professore sto parlando proprio di lei.
Grazie… infinite volte grazie di offrire, ogni giorno, a noi studenti gentilezza, pazienza, tempo, cultura e disponibilità anche quando, a volte, potrebbe sembrare tempo perso, anche quando si trova a dover fare lezione difronte a ragazzi disinteressati o quando doveva far ragionare una ragazza come me, che viveva la scuola in modo passivo, che imparava il necessario per prendere un buon voto e avere una media abbastanza alta.
La stimo prof per non essersi arreso, per non avermi assecondato, per aver continuato a “sfidare” le mie polemiche a volte fondate ma spesso esagerate e non veritiere.
Grazie prof perché se adesso vivo la scuola in modo diverso è anche merito suo e, probabilmente, se non l’ avessi incontrata, non sarei mai arrivata a pensare e scrivere tutto ciò.
Non la dimenticherò prof e, d’altronde, come si fa a dimenticare quella persona che sa distinguersi grazie a quella pazzia che lo caratterizza. Lei è pazzo prof, non si è mai limitato ad entrare in classe per impartirci una lezione da ricordare, dei codici da imparare a memoria ed è proprio per questo che è diverso, è questo che mi ha spinto a credere in lei.
Quindi grazie: per avermi mostrato che valgo qualcosa, per aver allontanato la paura dalle cose che non riuscivo a capire, e per avermi convinta di potercela fare, senza condannare i miei errori ma considerandoli un mezzo da cui imparare. Per avermi fatto capire che la scuola non è una gara a chi arriva più lontano, bensì un luogo dove valorizzarci a vicenda, dove poter aiutare coloro che sono in difficoltà, dove poter studiare, pensare, meravigliarci e creare quindi, semplicemente, grazie prof per aver dimostrato che una scuola diversa può e deve esistere.
Se adesso considero lo studio, non un’imposizione, un furto, un’interferenza, ma una cosa entusiasmante, un mettersi alla prova, è grazie a lei.
Adoro gli insegnanti che, come lei, non si rifiutano di affrontare e discutere di argomenti che vanno al di là delle quattro mura scolastiche, che non si indispongono se gli si chiede di spiegare un’altra volta. E un’altra. E un’altra ancora.
Un ragazzo non è stupido solo perché non gli è stato detto o mostrato come fare una determinata cosa: con lei imparare è diventata un’avventura anziché una marcia forzata, ci ha fatto fare un passo alla volta, alla velocità a noi più adatta… lei come insegnante mi ha dato parole, immagini, consigli, idee e ha contribuito a formare la mia personalità; tutto ciò che sto costruendo, lo sto facendo anche grazie alle fondamenta che lei mia ha dato. Un bravo insegnante sa “lasciare il segno” non solo per i contenuti che presenta quanto per la sua capacità di trasformare il sapere in un momento di condivisione.
Lei è quel professore che verrà sempre citato quando tra i ragazzi si parlerà dei migliori professori e, di certo, non perché trascorre l’ora a ridere e scherzare senza far lezione, ma perché lei rappresenta quel docente che ci mette alla prova, che ci sfida, che dà molto ed esige molto, che si occupa della nostra crescita e non solo dei nostri voti, il docente che noi studenti amiamo e odiamo, e che sceglieremmo autonomamente, se ci fosse consentito.
E se é vero ciò che dice Alexandra K. Trenfor “i migliori maestri sono quelli che ti indicano dove guardare, ma non ti dicono cosa vedere”, allora lei può davvero considerarsi un docente straordinario. Non la dimenticherò prof, perché “ciò che un insegnante scrive sulla lavagna della vita non può essere cancellato”
Sandra Sozzi – studentessa
per il prof. Mimmo Aprile
Un grazie infinito, Sandra Sozzi.
Custodirò gelosamente questo tuo post, ma vorrei che fosse un messaggio di speranza, di ottimismo verso tutti gli studenti.
Non so se, davvero sono quel prof che descrivi.
So che mi piacerebbe esserlo.
Ma so anche che ci son giorni, periodi, momenti, in cui non riesco ad esserlo.
Mi scuso, per questo, con voi.
Per tutte le cose che non sono riuscito a darvi.
Per non aver, a volte, risposto alle vostre curiosità.
Per non aver sempre approfondito un argomento.
Per avervi confuso le idee. Spesso volutamente.
Certo, se il risultato è questo, il merito non è mio. O, perlomeno, non solo.
La scuola ha bisogno di studenti come te, come voi.
Capaci di sognare, andare oltre quelle mura.
Che, prima o poi, non vedrete più.
E vi mancheranno.
Come tutti voi mancherete a me.
Ho molto da imparare, per diventare un bravo insegnante.
Se avrò il sostegno e la stima dei miei studenti, ce la potrò anche fare!
Almeno spero.